Dopo il caso Almasri, scoppia la bomba Kikli

Un altro pezzo grosso delle milizie libiche, Al-Kikli, si trova su suolo italiano. A denunciare la presenza del capo delle Ssa a Roma, il dissidente Husam El Gomati.

Dopo il caso Almasri, scoppia la bomba Kikli

Mentre il Guardasigilli Carlo Nordio continua a non dare risposte sul caso Almasri (il capo della polizia giudiziaria libica, arrestato e poi rilasciato nel nostro Paese nonostante un mandato di cattura della Cpi), un altro caso Libia scuote il governo Meloni. Si tratta della scoperta della presenza su suolo italiano di Abdul Ghani Al-Kikli, alias “Gheniwa”, capo dell’Autorità di supporto alla stabilità (Ssa), uno dei più potenti gruppi armati della Libia occidentale.

Kikli accusato da Onu e Ong di condotte illecite, corruzione ma anche di torture e sparizioni

Per l’Onu Kikli sarebbe responsabile di condotte illecite che vanno dall’abuso d’influenza istituzionale alla corruzione sistemica, fino all’intimidazione armata ai danni di enti pubblici, ma in numerosi rapporti sia delle Nazioni Unite che delle Ong, viene definito il responsabile di torture e sparizioni. A svelarne la presenza a Roma, il dissidente libico Husam El Gomati (uno delle vittime dello spionaggio con il trojan di Paragon), che giovedì ha postato una fotografia che ritrae Al-Kikli nell’Ospedale Internazionale di Roma, mentre fa visita insieme a una delegazione libica ad Adel Jumaa, ministro degli Interni del governo di Tripoli, sopravvissuto a un attentato qualche settimana fa e in cura in Italia. Per El Gomati, Al-Kikli, che sarebbe arrivato in Italia giovedì notte, su un volo atterrato a Ciampino, sarebbe nella lista dei ricercati della Corte penale internazionale.

Per la Farnesina Kikli ha i documenti in regola e non è ricercato

In realtà, il suo nome non compare nella lista dei ricercati “ufficiali”, sebbene potrebbe essere oggetto di indagini ancora coperte dal segreto. Secondo fonti della Farnesina, Kikli risulterebbe comunque titolare di un visto Schengen rilasciato da Malta nel 2023 e valido fino al 25 novembre 2025, che gli permette di muoversi in area europea senza problemi.

Sempre secondo il ministero degli Esteri non risulterebbero provvedimenti da eseguire a suo carico, né sarebbe destinatario di alcuna “red notice” da parte dell’Interpol (a differenza di quanto avvenne per Almasri).

Infine, le fonti sottolineano come la formazione di Al-Kikli dipenda direttamente dal Consiglio presidenziale libico (è stata istituita con decreto, firmato nel 2021 dall’allora presidente del Consiglio presidenziale, Fayez Al-Sarraj, il 17 gennaio 2021) e quindi sia formazione di sicurezza ufficiale e legittima.

La visita al ministro

Da quanto si apprende, la visita di Al-Kikli risalirebbe a giovedì sera. L’uomo ha accompagnato il consigliere e nipote del primo ministro libico, Ibrahim Dbeibeh. Erano presenti anche l’ambasciatore libico in Giordania, Abdelbaset al Badri, il consigliere del premier, Ahmed Sharkasi, il fratello del ministro Ammar Jumaa ed altri loro collaboratori. Durante la sua degenza nell’ospedale romano il ministro libico ha ricevuto altri visitatori, tra i quali anche Saddam Haftar, figlio del comandante dell’Esercito nazionale libico, il generale Khalifa Haftar.

Opposizioni all’attacco

Spiegazioni che non hanno fermato gli attacchi delle opposizioni al governo. “Ho appreso questa mattina che potrebbe esserci in Italia un altro torturatore libico accusato dall’Onu di gravi e ripetute violazioni, dal Dipartimento di Stato americano di crimini contro l’umanità. Noi vogliamo chiarezza dal governo sul perché’ sta rendendo questo Paese un porto sicuro per le milizie libiche che spesso sono anche mafie libiche” ha detto Elly Schlein.

Seguita dai dem Francesco Boccia e Chiara Braga e dal capodelegazione a Bruxelles Nicola Zingaretti: “Ancora una volta l’Italia, invece di collaborare con la giustizia internazionale, offre ospitalità a personaggi impresentabili. Il governo Meloni chiude le frontiere ai chi fugge da torture e accoglie torturatori e consente a chi dell’immigrazione ha fatto un business disumano di muoversi indisturbato nel nostro paese. Questa volta non può fare come per Almasri: ogni silenzio sarà complicità”.

Per Amnesty dovrebbe essere arrestato

“La visita in Italia di Abdul Ghani Al-Kikli evidenzia ancora una volta che l’impunità resta radicata”, ha commentato sui social Amnesty International Italia, “Data la ben documentata storia di crimini di diritto internazionale e di altre gravi violazioni dei diritti umani ad opera delle milizie sotto il suo comando ai danni di cittadini libici e rifugiati a partire dal 2011, gli stati dovrebbero esercitare la giurisdizione universale per chiamare a rispondere chi è ragionevolmente sospettato di aver commesso tali violazioni”.