Fa impressione, sportivamente, il suono dei fischi assordanti che hanno accompagnato verso gli spogliatoi dello stadio Maradona calciatori e allenatore del Napoli dopo la sconfitta con l’Empoli. Fa impressione se raffrontata al suono armonioso e potente di cori e applausi di appena pochi mesi fa durante la cavalcata che ci ha condotti allo scudetto. I fattori della stupenda vittoria dello scorso anno sono numerosi, ma uno dei primi è stato la coesione tra tutte le componenti della squadra: dal presidente ai giocatori, dall’allenatore ai medici, dal magazziniere a tutto lo staff. E da ultimi ma non ultimi i tifosi partenopei.
La “spintanea” andata via del mister Spalletti già non fu di buon auspicio. Sin dal ritiro nel precampionato di Dimaro si era avvertito qualche sintomo nelle parole di De Laurentis. Poi con l’inizio del campionato non è solo il gioco poco brillante, per nulla costante, imparagonabile allo spettacolo dello scorso anno, nonostante la squadra sia quasi la stessa ed anzi la rosa si è anche rafforzata. È la coesione, la voglia, gli schemi, l’unità di azione che deficitano. La festa è stata lunga e forse ha inciso sulla concentrazione della ripresa, un’abbuffata meritata ma troppo abbondante. Ma quello che appare evidente è come ci sia disallineamento tra presidente, allenatore e squadra. La questione dei rinnovi dei contratti non è stata gestita al meglio con alcuni giocatori, così come i cambi nel team societario. Garcia è partito male e non mostra un orizzonte di gioco e una mentalità convincente.
Il presidente ha ripreso con forza la stagione del conflitto, in particolare con l’allenatore che lui ha voluto. I commissariamenti non funzionano nelle istituzioni men che mai nello sport dove i ruoli devono essere distinti. Le prospettive di superamento della crisi con Garcia sono ridotte al lumicino. La squadra ha bisogno di una scossa, ma il problema è vedere quale scossa viene data.
Perché una prima scossa è stata quella di buttare a mare il capolavoro dello scorso anno, un’altra mini scossa creare un clima teso in queste settimane nello spogliatoio, ora la scossa deve essere di assestamento e ripartenza, stando attenti a non demolire tutto e non bruciarsi le prospettive in champions e in campionato che il Napoli ancora ha perché è la squadra sulla carta più forte. Insomma la colpa è certamente di Garcia, ma non solo sua, così come quando si vince il merito è del mister ma non solo suo. Ognuno faccia bene quello che deve fare perché i tifosi meritano altro, non sempre vincere ma non deludere e non mollare mai.