Dopo Cecilia Sala liberato Abedini: lo scambio di detenuti è servito

La Procura di Milano custodisce i supporti informatici dell’uomo dei droni che gli Usa potrebbero richiedere mediante rogatoria

Dopo Cecilia Sala liberato Abedini: lo scambio di detenuti è servito

Com’è noto il Guardasigilli Carlo Nordio ha firmato domenica la richiesta di revoca dell’arresto di Mohammed Abedini Najafabadi, l’ingegnere iraniano bloccato a Malpensa lo scorso 16 dicembre: su di lui pendeva il mandato di arresto internazionale degli Stati Uniti. Abedini ha fatto immediatamente ritorno a casa.

“E’ contento e molto sereno, anche se non ha praticamente dormito” e da quando è rientrato a casa “si è dedicato molto al figlio piccolo”, ha riferito l’avvocato Alfredo De Francesco, suo legale. Con l’atterraggio di Abedini a Teheran si è chiusa una vicenda complessa, che ha incrociato l’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran.

Il governo: Sala e Abedini due vicende non collegate. Ma nessuno lo crede

Abedini fu fermato in Italia tre giorni prima dell’arresto di Sala e da allora il loro destino si era inevitabilmente legato dietro il sospetto che la reporter sia stata imprigionata solo per ritorsione alla cattura dell’iraniano. Eppure anche dopo la liberazione di Sala, il governo ha sempre escluso che le due vicende fossero collegate.

Dal momento che la liberazione di Abedini è avvenuta pochi giorni dopo quella di Sala difficile credergli. “La realpolitik ha funzionato, io sono stato uno dei pochi a dire che la Meloni aveva fatto bene ad andare da Trump. Se è stato fatto uno scambio? E’ chiaro che è stato fatto uno scambio, è chiaro che tutte le autorità lo negheranno ma anche i bambini dell’asilo capiscono che è stato fatto’’, ha detto il senatore Pierferdinando Casini.

“Credo sia abbastanza chiaro che ci fosse questo scambio, una cosa giusta. Eviterei da parte del governo di dire che non c’è stato”, ha detto il leader di Azione Carlo Calenda.

“La decisione del governo italiano conferma che la liberazione di Cecilia Sala è stata la conseguenza di un accordo di scambio tra Iran e Italia. Dall’inizio della prigionia di Sala avevamo detto che liberare Abedini, per ottenerne la scarcerazione della nostra connazionale, era giusto e un atto di sano realismo”, così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS.

“Giorgia Meloni avrebbe dovuto essere più chiara nelle sue comunicazioni e dire agli italiani che il governo aveva concordato questo percorso. Unica osservazione. Una volta le decisioni per difendere gli interessi nazionali le prendevamo in autonomia, nel rispetto della sovranità nazionale: oggi chiediamo il permesso ad altri paesi esteri, in questo caso agli USA, facendoci rimpiangere Craxi ai tempi di Sigonella del lontano 1985”, conclude Bonelli.

Alla Procura di Milano custoditi i dispositivi informatici dell’uomo dei droni

Intanto, sono ancora custoditi in una cassaforte della Procura di Milano tutti i dispositivi, tra cui smartphone, tablet, chiavette usb e schede tecniche, di Abedini, sequestrati al momento dell’arresto.

Fino a ieri mattina il difensore non aveva presentato istanza di dissequestro al Procuratore Marcello Viola il quale, nell’immediatezza dell’arresto, ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati.

Gli Usa tramite rogatoria potrebbero chiederli

Si tratterebbe di supporti informatici che Abedini aveva in un trolley e con informazioni molto interessanti per gli Stati Uniti. Per questo non è escluso possa essere consegnato, in copia, via rogatoria anche se al momento una richiesta di assistenza giudiziale, che deve passare attraverso il ministero, non risulta ancora depositata.

L’anticipazione di almeno una settimana della istanza di liberazione di Abedini, stando a quanto riferito, era già nell’aria da un paio di giorni. I giudici sarebbero stati preallertati della richiesta di Nordio già venerdì sera.

Domenica mattina di buon ora un collegio ha firmato l’ordinanza, due pagine in tutto, nella quale “letta e richiamata la nota” del ministro e “rilevato che, ai sensi dell’articolo 718 comma 2 c.p.p., la misura coercitiva è revocata di diritto”, l’ingegnere è tornato libero.

Nessun cenno invece ai dispositivi che sono rimasti negli uffici milanesi in attesa, questa è l’ipotesi, che vengano consegnati oltreoceano.