di Nicoletta Appignani
L’ultimo appuntamento fatale. Quell’ultima possibilità, la speranza di chiudere finalmente per sempre, credendo alle promesse, alle buone intenzioni. E’ morta così, Lucia Bellucci, ammazzata a 31 anni dall’ex fidanzato, l’avvocato di Verona di 44 anni che “voleva solo chiarire”. E’ morta perché si è fidata. Come lei mille altre donne. Come lei anche Antonella Russo, uccisa dal marito a fucilate sotto gli occhi del figlioletto di 4 anni, che poi ha visto morire il padre suicida. Nonostante gli screzi, i dissapori, nonostante una denuncia, aveva promesso al padre di suo figlio di incontrarlo per fargli portare il bambino a spasso. Le intenzioni di lui erano altre. Non appena la donna ha visto l’ex marito imbracciare l’arma, ha allontanato il piccolo, che si è andato a nascondere tra alcuni cespugli. È stato lui a dare l’allarme.
Un omicidio morale
E sì che, almeno nel caso di Pinzolo, l’obiettivo di lui era chiaro al punto da metterlo per iscritto: voleva uccidere, Vittorio Ciccolini, e lo aveva detto chiaramente. “I carabinieri di Verona – ha spiegato Giuseppe Amato, il pm che coordina l’inchiesta – hanno trovato nello studio dell’avvocato le copie di alcune lettere inviate a due persone vicine alla vittima”. Le lettere erano datate 7 agosto, due giorni prima del delitto, e non sarebbero ancora state consegnate. In quei fogli l’avvocato faceva riferimento ai rapporti conflittuali con l’ex fidanzata. Un rapporto interrotto dopo due anni, una fine alla quale l’uomo non voleva rassegnarsi. Quelle frasi, nero su bianco, secondo il magistrato “sono scritte con estrema lucidità”. In un passaggio, Ciccolini evoca “l’omicidio morale” che sarebbe stato commesso da Lucia nei suoi confronti. Poi un accenno a “un secondo omicidio”, senza però chiare indicazioni in merito. Un punto, questo, che secondo il pm potrebbe rappresentare l’annuncio del delitto commesso lo scorso venerdì. In ultimo, non mancano tra quelle righe anche le minacce rivolte all’ex fidanzata.
Stalking
Lucia Bellucci aveva 31 anni, viveva in Trentino ed era impiegata in un centro benessere di Pinzolo. Antonella Russo, 48 anni, faceva le pulizie in una clinica privata ed era tornata a vivere a casa della madre con i tre figli, dopo la recente separazione dal marito. Il punto in comune tra le due donne è uno: entrambe avevano denunciato i loro assassini alle forze dell’ordine. Il reato è sempre lo stesso: lo stalking. Lucia Bellucci aveva presentato ben 3 denunce alla Procura di Trento. Poi però, chi per chiarire, chi per il benessere dei propri figli, entrambe sono state uccise dagli stessi uomini che temevano. E due nomi si sono aggiunti ad una lunga lista di donne uccise. Il femminicidio, appunto. Da una parte, la politica continua a discuterne e tra meno di di dieci giorni il testo approderà all’esame della Camera. Dall’altro invece rimbalzano le polemiche: “è un termine sessista” sentenziano in molti sul web “un omicidio è un omicidio”. Eppure è innegabile che quello delle donne uccise stia diventando un vero e proprio allarme sociale, con numeri sempre più preoccupanti. Basti pensare che nei primi sei mesi dell’anno sono state uccise 81 donne, il 75% delle quali nel contesto familiare o affettivo. Non solo. Ogni 12 secondi, una donna è colpita da atti di violenza di genere. E ancora, in base agli ultimi dati forniti dal ministero dell’Interno, ogni giorno 95 donne denunciano di aver subito minacce e 87 di aver subito ingiurie; mentre 64 donne quotidianamente sono vittime di lesioni dolose, 19 di percosse, 14 di stalking, e dieci di violenza sessuale. Femminicidio può apparire un termine sessista, forse. Ma lo è anche il reato.