No, non siamo nel Medioevo ma più prosaicamente nella Lombardia del 2019. Eppure i toni, le iniziative, le scelte che si fanno ultimamente al Pirellone lasciano pensare che dopotutto, nonostante i secoli trascorsi, la mentalità spesso rischia di restare la medesima. Questo è ciò che si pensa guardando a quanto accaduto negli ultimi giorni. Tutto è nato da un ordine del giorno presentato dal consigliere regionale del Movimento, Simone Verni. Il ragionamento di Verni è più che logico: poiché il Milano Pride “è un festival che raccoglie centinaia di migliaia di persone unite non solo dalla solidarietà nei confronti dei diritti Lgbt ma di tutte le minoranze”, considerando peraltro che è “una straordinaria festa di libertà resa possibile dal lavoro congiunto di istituzioni pubbliche, associazioni e realtà commerciali” e questo consente la partecipazione ogni anno di circa 300mila persone, sarebbe più che opportuno – questa la richiesta – che l’ufficio di presidenza (e dunque Attilio Fontana in testa, nella foto) si attivi per “illuminare la facciata di Palazzo Pirelli con una scritta a sostegno della manifestazione” quando si terrà il Milano Pride (verosimilmente a giugno).
Il tutto, ovviamente, con un unico, chiaro fine: “Ribadire l’impegno del Consiglio regionale della Lombardia, volto a superare qualsiasi forma di discriminazione e disuguaglianza, promuovendo il pieno rispetto dei diritti umani”. L’ordine del giorno, però, è stato respinto. A votare contro la proposta tutta la maggioranza di centrodestra; favorevoli insieme ai Cinque stelle, invece, anche il Pd e gli altri gruppi di opposizione. Durante le dichiarazioni di voto in Aula, ha preso la parola il consigliere della Lega Massimiliano Bastoni che, elegantemente, ha definito il Gay Pride “una baracconata che non rappresenta nemmeno tutti gli omosessuali”. E lascia pensare e non poco questa decisione se si pensa che, invece, il Pirellone in passato non ci ha pensato due volte ad illuminarsi con la scritta “Family Day” dando dunque supporto a quell’iniziativa. Insomma, luci per il family day, buio per i diritti omosessuali. Durissimo non a caso è stato il commento del capogruppo M5S in Regione, Marco Fumagalli, che ha parlato di “atteggiamento razzista del centrodestra in Consiglio regionale. Si trattava di sostenere una manifestazione di democrazia e civiltà che. È un atto gravissimo perché va contro la tutela dei diritti civili. Noi non ci stiamo”.
FUTURO INCERTO. C’è da dire, però, che non è la prima volta che personaggi della giunta regionale si contraddistinguono per scelte non proprio inclusive e partecipative. Solo pochi giorni fa c’è stata aspra polemica per la partecipazione dell’assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato (FdI) all’iniziativa dei militanti dell’organizzazione di destra Gioventù nazionale, durante la quale ci sarebbe stata una colletta di doni natalizi sì, ma destinati solo a famiglie italiane. E non è finita qui. Adesso, infatti, vedremo che fine farà la proposta di legge presentata sempre dal Movimento cinque stelle (primo firmatario ancora il consigliere Verni) e sponsorizzata da diverse organizzazioni Lgbt, relativa proprio all’introduzione di “Norme contro la discriminazione determinata dall’orientemento sessuale e dall’identità di genere”. Sarebbe un passo importante e, oseremmo dire, anche necessario. Ma visto l’andazzo di queste ultime settimane nella Lombardia a conduzione leghista, c’è da restare piuttosto cauti.