C’è un terzo incomodo a Ostia nella sfida finale tra la candidata del M5S, Giuliana Di Pillo, e quella del centrodestra, Monica Picca. Ed è l’astensionismo. Che, non a caso, al primo turno ha sfiorato la percentuale monstre del 70 per cento. Lo sa bene la senatrice grillina Paola Taverna. Talmente bene che, con il suo inconfodibile slang romanesco, dal palco di piazza Tor San Michele, prova a prendere il toro per le corna: “Non è adotta un astenuto è prendilo pe’ n’orecchia e portalo a votà”. D’altra parte, se la candidata del Movimento ha chiuso il primo turno in testa con il 30,21% delle preferenze, di voti per strada, rispetto alle ultime comunali, i 5 Stelle ne hanno persi parecchi. E non è certo un fenomeno da sottovalutare anche al quartier generale della Picca. Il suo 26,68% che le ha regalato il ballottaggio non basterà da solo ad assicurarle la vittoria. Pure per il centrodestra, insomma, l’astensionismo può rivelarsi fatale. Anche tenuto conto che il 9,08% incassato al primo turno da Casapound rappresenta ora quel voto in libertà che potrebbe fare la differenza per tentare la rimonta e il sorpasso ai danni della Di Pillo.
Criminali al bando – Legalità e sicurezza sono il cavallo di battaglia sul quale, entrambe le candidate, hanno puntato tutto nel rush finale della campagna elettorale. Scelta inevitabile dopo il caso della testata inferta da Roberto Spada, fratello del boss Carmine, al giornalista della trasmissione Nemo. Un episodio che ha riportato alla ribalta il tema dei racket e dei clan che spadroneggiano e controllano Ostia. “La domanda che in questi giorni si è ripetuta è: ‘Vuoi i voti degli Spada?’. No, non li voglio. Non voglio i voti di nessun criminale e nessun tipo di voto che non rappresenti i cittadini”, assicura non a caso la Picca in chiusura di comizio in Piazza Anco Marzio. “Manca ancora un piccolo passo, noi andremo domani a prenderci questo municipio e dimostreremo che questo municipio si può governare lasciando la criminalità fuori dalle istituzioni. Perché con noi la criminalità troverà le porte sbarrate”, le fa eco la Di Pillo dalla piazza antagonista.
Sprint finale – Non ci sono stati i big, da Beppe Grillo a Luigi Di Maio, a tirare la volata alla candidata del M5S. E neppure la candidata governatrice del Lazio, Roberta Lombardi, costretta al forfait dall’influenza (che però le ha telefonato: “Forza, ce la faremo!”). Ma c’è stato Alessandro Di Battista a scaldare il popolo del Movimento: “La mafia l’abbiamo scoperta per quella vergognosa testata? No. C’è da decenni. Cosa nostra si è infilata dovunque”, insiste pure lui. C’era, ovviamente, la sindaca di Roma, Virginia Raggi: “Si aspettano che parli di Spada, ma io voglio parlare di futuro, delle cose che vogliamo fare”. A qualche centinaia di metri, intanto, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, caricava gli elettori del centrodestra. “Monica Picca è il candidato migliore per dare risposte a questo Municipio”, assicura. “I nostri alleati devono riconoscere che nostre scelte sono state sempre vincenti – aggiunge -. Probabilmente un anno fa anche a Roma le cose potevano andare in modo diverso”. Non resta che votare.