Docente esperto, petizione online è stata lanciata nelle scorse ore per cancellare la norma. Tante sono già state le firme così come molte sono state le proteste partite sia dal mondo della scuola sia da diversi politici.
Docente esperto, petizione lanciata online per abolire la figura
Dopo la figura del docente esperto prevista da Decreto Aiuti bis, è stata lanciata una petizione online avviata da un docente di Caltagirone, in provincia di Catania, ha raccolto oltre 23mila firme. E sembra destinata a volare sul web. “L’introduzione del ‘docente esperto’ – scrive Salvo Amato, promotore della raccolta di firme, al presidente del consiglio Mario Draghi – è una idea aberrante”.
Tante erano state le polemiche all’indomani dell’annuncio della figura. Proteste che sono arrivate sia dal mondo scuola sia dalla politica. “Non si specifica – continua il prof – in cosa sarebbe esperto il docente in questione e l’apporto innovativo per la scuola in cui presta servizio”. “Non si capisce – aggiunge – la fretta di introdurre un simile figura, perché inserirla in un decreto Aiuti e a quanto corrisponderanno 5.650 euro nel 2033“, con l’inflazione galoppante di questi mesi.
L’iniziativa parte da un professore siciliano
L’iniziativa che ha raccolto già tantissime firme è stata lanciata da Salvo Amato, un docente di Caltagirone, in provincia di Catania. Ecco i motivi che hanno spinto il professore siciliano a lanciare la petizione:
- Introduce un percorso formativo lungo della durata di ben 9 anni alla fine del quale i docenti verrebbero “selezionati” . Non è specificato come “saranno selezionati” i docenti tra tuitti coloro i quali avranno ultimato il lungo percorso formativo. Di fronte a più docenti che avranno superato allo stesso modo tutto il lungo percorso formativo, come verrà effettuata (e da chi) la selezione dell’unico “docente esperto” della scuola?
- Limita a 8000, uno per ogni istituto, la nomina di un “docente esperto” senza che sia stato specificato ciò di cui sarebbe esperto e quale sarebbe l’apporto innovativo per l’istituto in cui lavora che di docenti in media ne conta oltre un centinaio.
- Specifica un introito di 5.650 euro “in un anno” di un “assegno annuale ad personam” non meglio identificato ma nel 2033, senza rivalutazione e senza che sia reso strutturale in busta paga. Non si capisce la fretta per introdurre una figura del genere se gli effetti saranno eventualmente visibili nel 2033. Non si capisce neanche perchè questa misura venga inserita in un “decreto aiuti” che mira a dare sostegno all’economia nell’immediato futuro. Tutto ciò in antitesi con il principio stesso del PNRR.
- I percorsi formativi dovranno essere tutti a spese del docente interessato, dovranno essere affrontati in ore non lavorative e dovranno essere sottoposti al giudizio della istituenda Scuola di Alta Formazione della pubblica istruzione, che di fatto non sarà una “scuola”, (non si occuperà di formazione) ma un “tribunale” che giudica i risultati ottenuti da chi si forma.
- La norma esclude una larga fascia di insegnanti, ovvero coloro i quali nel 2033 saranno già in pensione o prossimi alla pensione, essa di fatto non mette tutti gli insegnanti di ruolo nelle stesse condizioni di poter accedere all’eventuale “premio”. Il 40% degli insegnanti italiani ha più di 52 anni e fra 10 anni guarderà alla pensione.
- La figura del “docente esperto” rappresenta il punto più basso mai raggiunto nella conduzione di un ministero dell’istruzione, nel tentativo di elargire somme che spetterebbero a tutti come vero aumento di stipendio e che invece verrebbero concesse solo a un docente su 100 mentre gli altri 99 potranno definirsi inesperti. Tutti i docenti meritano un aumento di 400 euro mensili.
- La norma rappresenta l’antitesi della valutazione del merito volta a motivare il corpo docente ad un serio percorso formativo, cosa che già avviene da anni senza l’elargizione premi “fedeltà”.
- La norma presenta rilievi di incostituzionalità perché elaborata e discussa a camere sciolte, non appare un “affare corrente” e dovrebbe essere discussa con le parti interessate e in Parlamento. La norma non è per nulla urgente, tale da essere inserita in un “decreto aiuti” poiché non rappresenta una possibilità per aiutare qualcuno economicamente, almeno nell’immediato futuro, come avviene per tutte le altre norme presenti nel decreto.
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