Nemmeno una buona notizia. Il nuovo ciclo di audizioni sul Piano strutturale di bilancio si trasforma in una disfatta per il governo, massacrato dalle previsioni della Banca d’Italia, dell’Ufficio parlamentare di bilancio, dell’Istat e messo in guardia anche da Regioni e Comuni.
Il Piano di bilancio fatto a pezzi
Partiamo dal dato che forse più di ogni altro allarma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in vista della manovra: Bankitalia stima una crescita rivista al ribasso dopo la revisione dei conti economici trimestrali: siamo di fronte a una “correzione meccanica di due decimi di punto”, ha detto Sergio Nicoletti Altimari, capo dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia. Che vuol dire una crescita che non andrà oltre lo 0,8%, non raggiungendo il traguardo dell’1% che il governo continua a ritenere alla portata.
Il programma delineato nel Psb, ha sottolineato ancora, avrebbe bisogno di qualche dettaglio in più su “tempi e modalità di attuazione” e, inoltre, “non è esente da rischi”. E uno, in vista della prossima manovra, lo ha evidenziato proprio Nicoletti Altimari ed è di fatto una mezza bocciatura per la misura ritenuta più importante da questo governo: il taglio del cuneo fiscale. Renderlo strutturale potrebbe far venire meno “l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”. Detto in maniera più semplice: il taglio del cuneo mette a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico italiano.
La manovra parte in salita
Ma quella di Bankitalia non è l’unica doccia gelata per il governo. La presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, ha sottolineato come l’obiettivo di crescita dell’1% sia “più incerto” con la possibilità di “qualche decimo di punto in meno”. Ancora, dall’Istat viene definita quella attuale come una “fase di stato stazionario” con “tassi di crescita abbastanza contenuti”.
Per i rappresentanti della Corte dei Conti, invece, il Psb delinea un percorso “impegnativo” e la manovra richiederà “scelte difficili sull’allocazione delle risorse”. Mentre un richiamo a parte viene rivolto al governo sulla necessità di investire per “superare le carenze di personale” medico e soprattutto infermieristico, una “condizione indispensabile” per la sanità italiana. Infine, due avvertimenti. Il primo dalle Regioni che hanno evidenziato come la riduzione delle aliquote Irpef porterebbe via agli enti 1,4 miliardi. Il secondo dai Comuni, con l’Anci che ha spiegato che “ulteriori ipotesi di tagli” sarebbero “estremamente gravosi”, mettendo in ginocchio gli enti locali.