Distanziamento, mascherine e igiene. Solo così la scuola potrà riaprire in sicurezza. Oggi il Comitato tecnico scientifico, insieme a Iss e Inail, ha fornito al Governo nuove indicazioni, confermando i contenuti del parere già inviato a Palazzo Chigi il 12 agosto scorso, necessario in vista della riapertura degli istituti. “Dobbiamo aprire le scuole. E’ un dovere del nostro Paese – ha detto a Sky TG24 il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo -, è un imperativo che il nostro Paese deve avere nei confronti di otto milioni di studenti e di due milioni di insegnanti e di operatori del mondo della scuola”.
“E’ evidente – ha aggiunto Miozzo – che questo dovere si deve confrontare con una situazione instabile, incerta, insicura e con dei dati che stanno evolvendo in maniera per certi aspetti preoccupante ma anche con degli elementi di consapevolezza che abbiamo raggiunto un buon livello di controllo della malattia nel nostro Paese e un’eccellente capacità di intervento rapido in situazione di emergenza laddove si verificano dei focolai”.
“Proprio perché dobbiamo arrivare in sicurezza alla data della riapertura – ha spiegato ancora il coordinatore del comitato di esperti -, dobbiamo fare in modo che da oggi al 14 settembre i nostri comportamenti e i comportamenti dei nostri giovani siano comportamenti virtuosi. Per qualche settimana si rilassino un attimo nel tentativo di tornare ad essere vicini, perché il Covid impone la distanza. Quella vicinanza che abbiamo nei momenti sociali, nel ballo e nelle attività quotidiane che i ragazzi amano fare, per alcune settimane deve essere tranquillizzata”.
“Oggi pomeriggio – ha annunciato Miozzo – il comitato discuterà del documento elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Inail che è il documento che dice come dobbiamo affrontare i casi, che sicuramente ci saranno. Abbiamo otto milioni di studenti e due milioni di persone che lavorano, non possiamo immaginare che non avremo un caso, due casi o dieci casi. Questo è quasi una certezza. Ma il caso non vorrà dire chiudere le scuole di un paese, della regione o della provincia, ma bisognerà di volta in volta esaminare il contesto, la specifica situazione e se necessario mettere in quarantena una classe o se necessario mettere in quarantena l’intera scuola”.
“Questo – ha detto ancora il coordinatore del Cts – sarà discusso di volta in volta con le strutture sanitarie locali e con il dirigente didattico e di volta in volta verrà studiata la soluzione più opportuna. Ai ragazzi sopra i sei anni sarà chiesto di usare la mascherina. Ci saranno delle condizioni particolari, come ad esempio l’uso o non uso della mascherina per una ragazzo o una ragazza non utente, per un bambino o una bambina con delle difficoltà neurologiche o psicologiche oppure durante l’interrogazione. Ci saranno dei momenti del contesto locale e specifico che saranno di volta in volta valutati. Ovviamente non c’è la mascherina a mensa o mentre si fa ginnastica, però l’indicazione è di utilizzarla”.
Le riunioni riguardanti la scuola sono due. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, incontrerà prima il Comitato tecnico scientifico e alle 19 i rappresentanti di Anci e Upi, il Commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, gli Uffici scolastici regionali e le organizzazioni sindacali della scuola. La ministra è tornata a ribadire che la riapertura delle scuole è “una priorità assoluta del Governo e richiede la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, nell’ambito delle rispettive competenze”. L’esponente dell’Esecutivo ha inviato anche una lettera agli Enti locali chiamandoli a “un ultimo ma importante e decisivo sforzo” e a collaborare” con i dirigenti scolastici e gli Uffici scolastici regionali affinché la scuola possa riaprire in sicurezza rispettando la data del 14 settembre.
Per quanto riguarda i nuovi banchi, che inizieranno a essere distribuiti dall’8 settembre, il Commissario Arcuri ha spiegato che sono il risultato della volontà di rinnovare il parco delle attrezzature delle scuole. In 173 mila casi sono state richieste sedie, ma non banchi. “Purtuttavia – ha spiegato – sono stati sostanzialmente trovati tutti, anche solo una parte di queste attrezzature serve a rispettare il requisito del distanziamento”.