di Stefano Sansonetti
Mentre Telecom, Alitalia e Ansaldo rischiano di finire in mano estera per pochi spiccioli, il governo guidato da Enrico Letta pensa a garantire poltrone, aumenti di stipendio e prebende varie. Operazione tanto più incredibile se si pensa che al centro della scena c’è proprio il ministero dello Sviluppo economico, ovvero uno dei dicasteri che dovrebbe essere più preoccupato della sorte delle grandi aziende italiane. Ebbene, a cosa sta pensando in questi giorni, tra le altre cose, il ministro Flavio Zanonato (Pd)? A garantire un aumento di stipendio al suo capo di gabinetto Goffredo Zaccardi. Il tutto tramite un’operazione da far strabuzzare gli occhi.
La vicenda
Zaccardi, magistrato amministrativo, era stato chiamato a rivestire l’incarico di capo di gabinetto di Zanonato dopo un’identica esperienza maturata quando titolare del dicastero era l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Verso la fine del luglio scorso, però, si è dimesso quasi all’improvviso (secondo alcuni si tratterebbe di un’autosospensione). Certi osservatori avevano collegato la decisione a un controverso regolamento di ristrutturazione del ministero predisposto da Zaccardi. La realtà, però, è un’altra. E per rendersene conto basta vedere il percorso seguito dal grand commis dopo l’uscita repentina dal ministero. La sua destinazione, infatti, è stata il Consiglio di giustizia amministrativa per la regione siciliana, in pratica il Consiglio di Stato dell’isola. Qui Zaccardi è approdato facendosi promuovere presidente della sezione giurisdizionale, come risulta tutt’ora dall’organigramma del Consiglio riportato sul sito internet. Inutile notare che il passaggio comporta un aumento dello stipendio. Ora, prima di arrivare in Sicilia, come emerge dal curriculum, Zaccardi era un consigliere di Stato che dall’aprile del 2010 allo stesso mese del 2013 è assurto al rango di presidente del Tar Molise. Del resto anche dalla sua “Dichiarazione sostitutiva cumulativa” depositata al ministero (il documento in cui i funzionari di vertice chiariscono di non avere incompatibilità o condanne) viene fuori che al dicastero dello Sviluppo Zaccardi è in posizione di “fuori ruolo”, con un rapporto di lavoro subordinato presso il Consiglio di Stato e con la qualifica di presidente Tar. La dichiarazione è datata 9 luglio 2013 ed è firmata dallo stesso Zaccardi. Insomma, quando viene chiamato al ministero da Zanonato, il magistrato non è ancora presidente di sezione del Consiglio di Stato. Lo diventa non appena arriva in Sicilia. Ed era evidentemente questo lo scopo delle sue dimissioni: farsi promuovere presidente di sezione e incassare il corrispondente aumento di stipendio. Che Zaccardi sia transitato per il Consiglio di giustizia amministrativa della regione siciliana è anche confermato da un’ordinanza dello stesso organo datata 4 settembre 2013, firmata dal magistrato, relativa a una causa promossa dalla società Condotte contro il comune di Sant’Agata di Militello e altre società di costruzioni.
L’epilogo
A chiudere il cerchio, adesso spunta fuori che Zaccardi sta cercando di tornare al ministero dello Sviluppo sempre come capo di gabinetto, ma con uno stipendio superiore a quello di partenza, a cui potrà cumulare, in base alla normativa vigente, un 25% in più e arrivare alla soglia dei 300 mila euro l’anno. Il curriculum, aggiornato sul sito al 19 settembre scorso, riporta testualmente che Zaccardi “attualmente è stato nominato presidente di sezione del consiglio di Stato”. Qualifica di cui non c’è traccia nella “Dichiarazione sostitutiva cumulativa” del 9 luglio scorso, in cui Zaccardi si qualifica presidente di Tar. Stando alle carte, quindi, il ritorno di Zaccardi al vertice di gabinetto si sarebbe già perfezionato, come confermerebbe anche l’organigramma del ministero pubblicato sul sito. La chiusura del cerchio, in realtà, non si sarebbe ancora completata del tutto. Secondo quanto risulta a La Notizia l’altro ieri nell’agenda di Zanonato c’era un appuntamento con il presidente del Consiglio di Stato, Giorgio Giovannini. Lo scopo sarebbe stato proprio quello di ottenere da Giovannini il via libera al rientro di Zaccardi nel gabinetto. La Notizia, naturalmente, con un’e-mail e varie telefonate ha sottoposto ieri la questione al ministero, chiedendo tutte le spiegazioni del caso. Senza ottenere risposte.