Procede a passo spedito – e con non poche sorprese – l’inchiesta sulla riapertura delle discoteche della Costa Smeralda dello scorso agosto. Dopo l’apertura del fascicolo avvenuta questo martedì, dopo nemmeno 48 ore la Squadra Mobile, su ordine della procura di Cagliari, ha bussato alla porta della Regione Sardegna per acquisire tutti i documenti relativi alla procedura che ha portato a dare il via libera, nonostante la situazione dei contagi fosse in netto peggioramento, all’apertura dei locali. Tra cui il Billionaire di Flavio Briatore. Acquisizioni delicate a cui hanno preso parte cinque investigatori che sono saliti al quarto piano del palazzo, dove si trova l’assessorato alla Sanità, bloccando l’accesso a chiunque e iniziando a portare via tutti i documenti.
Tra gli atti acquisiti, oltre alle ordinanze di quel periodo, ci sarebbe anche il parere dell’11 agosto scorso del Comitato tecnico scientifico sull’ipotesi al vaglio della giunta del governatore di centrodestra Christian Solinas. Ebbene al contrario di quanto sembrava in un primo momento, gli esperti del Comitato tecnico scientifico avrebbero dato il via libera al provvedimento nonostante il 6 agosto, ossia cinque giorni prima, avevano inviato una mail dal contenuto diametralmente opposto. In quell’occasione, con una lettera inviata all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, e al direttore generale della Sanità, Marcello Tidore, il giudicio sembrava netto: “Stiamo assistendo all’apertura di attività dove addirittura l’assembramento viene ostentato come elemento di richiamo pubblicitario”.
Secondo i quattro professori del Cts esistevano anche concreti rischi dovuti al distanziamento di un metro che nelle discoteche appare impossibile da rispettare e che permanevano forti dubbi in materia di misure di sicurezza e di norme igieniche. Non solo. Gli stessi esperti, nella stessa mail, si dicevano preoccupati anche per gli assembramenti documentati dalle foto sui social che hanno dato scandalo. Qualcuno potrebbe pensare che il caso sia già chiuso e che è prossima l’archiviazione,, cosa che non si può escludere succederà, ma le cose al momento non sembrano stare esattamente così. La Procura di Cagliari, infatti, intende accertare l’intero iter burocratico che ha portato la Regione Sardegna al via libera all’apertura delle discoteche nella settimana di Ferragosto.
In particolare il procuratore aggiunto Paolo De Angelis che guida il gruppo specializzato in colpe mediche composto dai sostituti Guido Pani, Daniele Caria e Diana Lecca, intende capire se la Regione abbia consentito l’apertura dei locali della Costa Smeralda nonostante fosse a conoscenza dei rischi per la salute delle persone che affollavano la meta turistica nei mesi estivi. Per questo i magistrati, nel fascicolo in cui non ci sono indagati ma si ipotizza il reato di epidemia colposa, intendono ascoltare persone ritenute informate sui fatti tra cui, stando a quanto trapela, ci sarebbero Giovanni Satta, del Partito sardo d’Azione, e Angelo Cocciu, capogruppo di Forza Italia. Si tratta dei due politici intervistati dalla trasmissione Report e che hanno sostenuto che, in quei giorni, diversi esponenti del Consiglio regionale avevano ricevuto chiamate da parte dei gestori. Inoltre i pm intendono capire su quali basi è cambiato, nell’arco di cinque giorni, il giudizio sulle discoteche da parte del Cts sardo.
LA MOSSA DELLE OPPOSIZIONI. Quel che è certo è che l’inchiesta sta sollevando un polverone con le opposizioni che hanno depositato una mozione di sfiducia al presidente della Regione Christian Solinas. “Riteniamo che il presidente della Regione debba assumere la piena responsabilità politica delle decisioni che hanno condotto la Sardegna sull’orlo del baratro a causa del dilagare incontrollato del coronavirus, che ha minato e sta minando gravemente il diritto alla salute e le condizioni economiche dei cittadini sardi” si legge nelle motivazioni contenute nell’istanza. A pensarla diversamente è il governatore Solinas secondo cui “si è messa in moto la macchina del fango” perché il parere negativo del 6 agosto non faceva riferimento all’ordinanza dell’11 agosto ma ad alcune “linee guida” su cui stava lavorando l’assessorato della Sanità e che non sono neanche entrate in vigore.