di Stefano Iannaccone
Il governo del Rottamatore è chiamato a rispondere della rottamazione. Prima in Italia, e poi in Europa. E questa volta non c’entra nessuna metafora politica: in ballo ci sono i rottami veri, destinati a essere lavorati con le nuove tecnologie, dopo il conferimento in discarica. E quindi, al termine dell’operazione, possono essere nuovamente impiegati. Sotto la lente di ingrandimento è infatti finita la gestione dei rifiuti nelle discariche. Al centro dei dubbi c’è un provvedimento dell’esecutivo, approvato lo scorso dicembre. L’obiettivo sarebbe quello di riordinare le politiche ambientali. Tutto scorrevole fin qui. Ma con la cancellazione di un comma, sospettano i deputati di Sinistra italiana (Si), potrebbe essere arrivato il via libera a regole meno stringenti sui materiali portati in discarica.
ALLA CAMERA – Il deputato e candidato sindaco di Roma per Si, Stefano Fassina, ha depositato un’interrogazione alla Camera. “Vogliamo fare luce sui tipi di materiali che vengono conferiti in discarica. Se non fossero solo quelli indicati dalle norme, ci sarebbe un grande problema ambientale. E il governo deve spiegarcelo”, dice a La Notizia la deputata di Sinistra italiana, Monica Gregori, che ha sottoscritto l’interrogazione del collega di partito. E la preoccupazione, manifestata dalle opposizioni, riecheggiano come una beffa. Oltre all’eventuale danno all’ambiente, l’Italia potrebbe incorrere in una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, visto il potenziale contrasto con i regolamenti di Bruxelles, che impongono una precisa gerarchia: prevenzione; preparazione per il riutilizzo; riciclaggio; recupero di altro tipo, come per esempio il recupero di energia; smaltimento. La preoccupazione, dunque, è che la modifica normativa dell’esecutivo non rispetti questi passaggi. E Palazzo Chigi sarebbe chiamata a rispondere pure in sede Ue.
CONTO SALATO – “Questa è la conferma che il governo non sta facendo il necessario sulle politiche ambientali. Serve un chiarimento sulla gestione del territorio. Ormai non c’è solo la Terra dei Fuochi, ci sono tante Terre dei Fuochi”, incalza Gregori. Il problema è stato sollevato dall’associazione Ambecom Presidio No Discarica Divino Amore, in merito alla discarica romana di Falcognana. Ma l’emergenza potrebbe estendersi in tutto il Paese. Sinistra italiana ha perciò messo nero su bianco la richieste: vuole conoscere se “le opzioni di utilizzo delle discariche autorizzate al deposito dei rifiuti da rottamazione” e quindi se la modifica del testo consente ai “gestori di smaltire anche altre tipologie di rifiuto”. Il risultato è lampante: sarebbe fallito “l’obiettivo di destinare in via esclusiva la discarica allo smaltimento di rifiuti con elevato potere calorifico e per i quali sono ormai disponibili, e ampiamente collaudate, efficienti tecnologie di recupero energetico”. Con il rischio di pagare il conto anche all’Europa.
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