Non c’è solo Roma o solo il Lazio. L’annoso problema dei rifiuti connessi allo smaltimento illegale è un tema che tocca pesantemente il nostro Paese da anni. Perlomeno dal 2014, quando l’Unione europea ha deciso di multare l’Italia per inadempienza. La ragione va ritrovata nell’esistenza, allora, di ben 200 discariche illegali sparse su tutto il territorio nazionale. Per comprendere come ci si è arrivati bisogna, però, partire da lontano. Si tratta, infatti, di un procedimento avviato addirittura nel 2007 ma, vista la negligenza del nostro Stato, poi giunto a sentenza il 2 dicembre 2014: la Corte in quell’occasione ci ha condannato al pagamento di una sanzione forfettaria di 40 milioni di euro (versata il primo febbraio 2015) e di una penalità semestrale di 200mila euro per ciascuna discarica abusiva contenente rifiuti non pericolosi e di 400mila euro per ciascuna discarica di rifiuti pericolosi che nel tempo si fosse mantenuta. Secondo la relazione in questi giorni consegnata in Parlamento dalla struttura commissariale creata ad hoc per affrontare l’annoso problema delle discariche, dal 2014 a fine 2018 l’Italia ha versato all’Europa la bellezza di 257 milioni di euro. Una cifra pazzesca che senza ombra di dubbio si poteva impiegare in modo migliore.
LAVORI IN CORSO. Ma c’è di più. Nonostante il pesante salasso, infatti, come spiega ancora il report, “dopo l’esecuzione di 8 semestralità di contenzioso e alla luce delle richieste di espunzione […] al Commissario permangono ancora 46 siti sul territorio nazionale, le cui attività di messa in sicurezza sono in corso”. L’obiettivo dichiarato, infatti, è giungere entro la fine di questa legislatura alla chiusura di tutte le discariche abusive. Nel Lazio, ad esempio, delle otto di partenza rimangono ancora quattro per cui paghiamo pesanti sanzioni. Si auspica, però, che “nei prossimi 12 mesi possano essere portate in espunzione le discariche di Villa Latina (FR) e Riano(RM) per le quali le lavorazioni e le analisi ci sostengono nel determinare tali tempistiche”. Situazione ancora più critica in Calabria dove dalle iniziali 26 discariche, ancora non state “espunti” 22 siti illegali. E poi, ancora, Puglia (6 discariche), Campania (5), Veneto e Sicilia (5 ciascuno). Una situazione di degrado diffusa in tutta Italia, dunque. Troppo a lungo sottovalutata e che ha provocato, come si vede, non solo pesanti danni ambientali. Ma anche economici per le casse pubbliche già martoriate.