Per il governo Meloni sul Pnrr non c’è nessun ritardo e fila tutto liscio. Ma, come al solito, la verità è ben diversa e lo dimostra l’Ufficio parlamentare di bilancio che nel suo rapporto sullo stato di attuazione del Pnrr fa il punto sulla situazione riguardante gli asili nido e le scuole dell’infanzia. Uno degli interventi centrali del Piano, ma su cui emergono “criticità nella realizzazione” che si “ripercuotono sullo stato di avanzamento dei 3.199 progetti censiti in ReGiS”.
Nel dettaglio, secondo il cronoprogramma finanziario, dei 3,24 miliardi delle risorse del Pnrr, a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi, ne risultano utilizzati 816,7 milioni. Quindi solo il 25,2%, in pratica un quarto del totale. Ritardi che mettono a rischio almeno 17.400 posti sul totale programmato di 150.480.
Le diseguaglianze restano anche dopo il Pnrr
Non solo, perché gli interventi sugli asili nido del Pnrr, se pienamente realizzati, aiuterebbero sì a ridurre i divari tra le diverse aree geografiche italiane, ma aumenterebbero le disuguaglianze di questi servizi all’interno delle regioni. Infatti, anche dopo il Pnrr quasi tutti i Comuni con meno di 500 abitanti (il 96,6%) resterebbero senza queste strutture e comunque l’81,4% dei territori che oggi non ha un asilo continuerebbe a non averlo.
Tra l’altro, anche alcuni Comuni di grandi dimensioni rischiano di rimanere con un’offerta inadeguata rispetto al numero di utenti. L’Upb mette insieme tutti gli ostacoli incontrati sul punto, a partire dalle difficoltà dei Comuni nell’assorbire le risorse. Un problema più accentuato nel Mezzogiorno. Proprio sugli asili nido, va inoltre ricordato, il governo aveva rinegoziato l’accordo con l’Ue, scendendo da oltre 264mila nuovi posti a 150mila, riducendo di oltre un miliardo gli stanziamenti, ora a 3,24 miliardi.
Per gli asili nido la strada è in salita
Eppure non è bastato neanche questo ridimensionamento e per il neo-ministro con delega al Pnrr, Tommaso Foti, gli asili nido restano uno dei problemi principali del Piano: in tutto il 2024 dovevano essere spesi 1,7 miliardi, ma ne sono stati impiegati solamente 816,7 milioni. Quindi circa un quarto del totale complessivo. Quasi tutti gli interventi avviati nel 2020 e nel 2021 sono in fase esecutiva: solo il 3% è dei progetti è stato concluso. E anche i progetti del nuovo piano asili nido vanno a rilento e registrano ritardi, tanto da non essere presenti sulla piattaforma ReGiS.
Inoltre, per più della metà dei progetti censiti non esistono informazioni. I ritardi portano a dover spendere nei prossimi due anni 2,4 miliardi di euro, ma per l’Upb ci sono “forti incertezze” sul reale raggiungimento dell’obiettivo, da due punti di vista: da una parte realizzare tutti i 150.480 nuovi posti, dall’altra concludere effettivamente i lavori entro il giugno del 2026. Per l’Ufficio parlamentare di bilancio ci sono quattro scenari possibili, da uno più favorevole (solo 500 posti persi) a uno molto peggiore (26mila posti persi).