Doppia se non tripla giravolta del Governo sulla Dad. Nel giro di poche ore il duo Bianchi-Speranza (rispettivamente Miur- Salute) ha detto e si è contraddetto in un balletto non proprio edificante. Lunedì sera una circolare congiunta Miur-ministero della Salute ha fatto carta straccia del protocollo del 3 novembre che prevedeva il programma di “sorveglianza con testing” (leggi l’articolo). Con un positivo in classe si torna in Dad, recitava la circolare, tornando all’antico, in ragione dell’aumento dei contagi e delle difficoltà del tracciamento.
Una decisione che ha destato l’allarme di presidi e sindacati. Al punto che nel pomeriggio di ieri è arrivata la nuova giravolta. Palazzo Chigi, dopo un approfondimento con il Cts e con il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, che ha garantito supporto per il tracciamento, ha fatto uscire una nuova circolare, sempre congiunta Miur-Salute, che si rimangiava il contenuto della precedente. Contrordine, signori. Le regole restano quelle in vigore: tutta la classe andrà automaticamente in quarantena solo se ci sono tre positivi.
“Non ci sarà alcun ritorno in Dad in caso di presenza di un solo alunno contagiato”, hanno precisato fonti di Governo (leggi l’articolo). “L’obiettivo rimane la scuola in presenza”. La didattica a distanza scatterà (o meglio continua a scattare) con un solo positivo in classe per i bambini fino a sei anni, per la scuola dell’infanzia. Con due positivi per gli alunni da 6 a 12 anni. Dai 12 in poi si andrà in Dad se i casi positivi sono almeno tre.
La circolare firmata lunedì sera prendeva atto del peggioramento del quadro dell’epidemia, con “un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2, anche in età scolare”, con una incidenza settimanale in crescita e pari a 125 per 100.000 abitanti, “valore ben lontano dal quello ottimale di 50 per 100.000, utile per un corretto tracciamento dei casi”.
I due ministeri – recitava – hanno quindi ritenuto “opportuno sospendere, provvisoriamente, il programma di ‘sorveglianza con testing’ e di considerare la quarantena per tutti i soggetti contatto stretto di una classe/gruppo dove si è verificato anche un singolo caso tra gli studenti e/o personale scolastico”. Ovvero il ritorno in Dad con un caso positivo diventava automatico. “Quella che è stata presa è una misura assolutamente prudenziale. Vogliamo tenere in assoluta sicurezza la scuola e quindi abbiamo preso una cautela”, commentava il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi (nella foto), in mattinata.
UNA SFILZA DI ERRORI. Un scelta che aveva provocato la reazione preoccupata di dirigenti scolastici e sindacati. Con i presidi pronti a puntare il dito sui dipartimenti di prevenzione che “non sono riusciti sin da subito a garantire la tempistica dei testing e in molti casi non hanno applicato quelle procedure di tracciamento”. Presidi che poi in serata, dopo l’ultima giravolta, dichiarano: “Troviamo sconcertante che una nota sottoscritta da due ministeri sia sospesa dopo neanche 24 ore e che le disposizioni ivi contenute siano già considerate superate. Attendiamo di vedere come il Commissario Figliuolo deciderà di intervenire per rendere finalmente efficienti le Asl e far partire la campagna di testing e tracing che dovrebbe garantire la scuola in presenza”.
Fatto sta che il ministro Bianchi finisce di nuovo nell’occhio del ciclone. A suo carico la lista di obiettivi mancati è lunga. L’algoritmo ministeriale che avrebbe dovuto risolvere il problema delle cattedre scoperte si è rivelato un mezzo flop. Il problema delle classi pollaio è rimasto, nonostante la Manovra provi a metterci una toppa perlomeno nelle aree più svantaggiate. Poco o nulla è stato fatto per aumentare gli spazi nelle scuole e favorire il distanziamento e poco o nulla per migliorare i sistemi di ventilazione delle classi. E ora il pasticciaccio delle circolari sulla Dad.
CONSOLAZIONE. Nel frattempo Bianchi guarda al Piano nazionale di ripresa e resilienza per sperare di risollevare le sorti della scuola italiana. Proprio ieri, insieme con le colleghe Elena Bonetti e Mara Carfagna, ha illustrato come sono ripartite le prime risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate all’istruzione: 5,2 miliardi dei 17,59 miliardi complessivi e almeno il 40% vincolato per il Sud. Ovvero oltre 260mila posti in più in nidi e asili, 195 scuole nuove, lavori di messa in sicurezza per quelle in cattive condizioni. E poi mille mense da realizzare o riqualificare, palestre e attrezzature sportive per le attività pomeridiane. Alle procedure, a seconda dei bandi, potranno partecipare Regioni e Comuni, le richieste vanno inviate entro i primi mesi del 2022. Entro il 2026 i lavori dovranno essere compiuti.