Alla fine l’impiccio è venuto fuori ed è un impiccio grosso. Il vaccino AstraZeneca è scomparso dalla Ue e, tranne in Gran Bretagna, fa fatica ad essere utilizzato (a donarlo al Terzo Mondo non ci si fa una bella figura). Questo per vari motivi. Il principale è che ha notevoli effetti collaterali per certe fasce d’età e poi protegge meno degli altri sieri.
CHE DISASTRO! In Italia però ci volle un mese per capire che non andava bene con i governatori che cercavano di “spacciare” comunque il vaccino anglo-svedese. Report in onda ieri sera (qui per rivedere la puntata) ha fatto luce su questa gestione approssimativa. Ricordiamo che AstraZeneca all’inizio era stato sconsigliato per gli over 55 a causa dei pochi casi studiati nella sperimentazione in quella fascia d’età e poi invece era stato escluso per i giovani dopo l’allarme trombosi e consigliato agli anziani.
Insomma un pastrocchio all’italiana che ebbe come risultato una grande confusione ed una giusta avversione a quel vaccino verso cui molti Stati, tra cui il nostro, si erano precipitati nell’emergenza. Ci si accorse poco dopo che Pfizer e Moderna erano molto più performanti e con molte meno controindicazioni, ma ormai i magazzini erano pieni di AstraZeneca.
Già a marzo 2021, come riportato da Report, ci furono le prime sospensioni del farmaco, ma solo il 7 aprile in Italia fu consigliato per gli over 60. Incredibilmente ancora il 12 maggio 2021 il Comitato tecnico-scientifico autorizzava la Liguria e la Sicilia a fare open day per gli over 18 ed il 5 e 6 giugno il Lazio continuava ad organizzare tale eventi aperti ai volontari, sempre over 18.
AZZARDO OPEN DAY. Il via libera era stato dato dal Cts sulla scorta di dati Ema che riportavano per il tasso di mortalità 1,1 eventi di trombosi ogni 100mila persone a fronte di 8 decessi ogni 100mila dovuti al Covid. Del tutto evidente la convenienza a vaccinarsi con AstraZeneca. Peccato però che tali dati valevano solo per la fascia di età 50-59 anni e non potevano essere utilizzati per tutti in maniera aggregata.
L’Agenzia italiana del farmaco, Aifa, a Report ha fornito finalmente i dati disaggregati per fascia di età, cosa che però non aveva appunto fatto in primavera, come dice Guido Rasi ex direttore Ema ed ora consulente del generale Figliuolo. Rasi attacca l’Aifa per non essere stato in grado di fornire i dati disaggregati. Sullo strano comportamento dell’Aifa La Notizia (leggi l’articolo) stigmatizzò anche altre stranezze, come la presentazione di dati assoluti – invece di percentuali – degli eventi avversi, per “smerciare” AstraZeneca (di cui si era fatta grande scorta) a scapito di Pfizer e Moderna, che allora risultavano assenti o presenti in minima quantità. Infatti Pfizer e Moderna avevano necessariamente valori assoluti più alti, essendo stati i più utilizzati fino ad allora.
Utilizzando i dati disaggregati, che aveva fornito Ema, si scopre che la curva costi-benefici era sfavorevole per le donne sotto i 49 anni e ancor più sotto i 30 anni, come poi riportato anche dalla Fondazione Gimbe. Il 10 giugno 2021 muore la 18enne Camilla Canepa (leggi l’articolo) e i Pm sospettano proprio un open day di AstraZeneca il 25 maggio. Solo l’11 giugno in Italia viene resa obbligatoria la somministrazione di AstraZeneca solo agli over 60. Insomma, nel nostro Paese si è continuato a spingere per un vaccino pericoloso per la fascia d’età over 18 a causa dei dati Aifa diffusi in forma aggregata.
MONODOSE PATACCA. Nel pasticcio informativo globale si scopre poi che il mitico Johnson & Johnson, monodose, dopo due mesi – dice il consulente del ministro, Ricciardi – non funziona più e quindi è necessaria un’altra dose con buona pace di tutti quelli (quasi 1,5 milioni) che avevano pensato di chiudere la partita vaccinale in una sola volta. Tutta acqua al mulino dei no vax che sguazzano felici in quello che è successo e hanno poi gioco facile ad attaccare le campagne governative bollandole come inaffidabili.
UNDER 12 ALLA PECHINESE. Intanto la Cina inizia la campagna vaccinale per i bambini dai 3 agli 11 anni ed in Italia fa capolino – tramite il portavoce del Cts Silvio Brusaferro – tale ipotesi, che desta preoccupazione per la possibile non convenienza del rapporto costi-benefici, che è stato finora la stella polare della campagna vaccinale. Infatti, soprattutto alla luce dei clamorosi errori del passato, forse occorrerebbe prestare maggiore cautela a tale forma di vaccinazione precoce.