Un primo, parziale, successo delle associazioni delle famiglie con disabilità che da mesi lottano contro gli insensati tagli decisi dal Pirellone ai fondi di aiuto. Il ricorso presentato al TAR il 27 maggio scorso dalle 28 associazioni, assistite dall’avvocata Laura Andrao, contro la delibera 2033 di Regione Lombardia del 18 marzo scorso, che aveva drammaticamente modificato il Programma operativo regionale a favore di persone con grave o gravissima disabilità e in condizione di non autosufficienza, ha infatti prodotto effetti concreti.
Lo annunciano in un comunicato le stesse associazioni, che spiegano che “Regione Lombardia il 31 maggio scorso, ha autorizzato le ATS a utilizzare le “risorse relative ad assegnazioni di anni precedenti non ancora impegnate e disponibili nei bilanci – gestione sociale – delle ATS” per fissare al 31 luglio 2024 anziché al 31 maggio la rimodulazione (cioè i tagli) prevista almeno per la misura B1 destinata alle disabilità gravissime”. Insomma, i tagli sono stati spostati un po’ più in là nel tempo. Tempo che verrà usato per reperire ulteriori soldi nel ricchissimo bilancio regionale.
“Questa delibera comunicata da Regione Lombardia a meno di una settimana dalla notifica del Ricorso al TAR ha il merito di far cadere il carattere di urgenza del ricorso. Per questo motivo e nell’ottica di una strada volta ad un dialogo costruttivo, le associazioni promotrici hanno rinunciato alla domanda di una misura cautelare, “salva ed impregiudicata la possibilità di presentare nuova istanza cautelare qualora se ne ravvisi l’esigenza e le promesse di regione Lombardia non si formalizzino in atti concreti”, dichiara l’avvocata Andrao.
Ma c’è anche un aspetto formale che ha portato le associazioni a sospendere la richiesta di misura cautelare: la mancanza di urgenza avrebbe potuto indurre il TAR a respingere l’intero procedimento senza valutarne il merito.
“Le associazioni di famiglie con disabilità si ritengono parzialmente soddisfatte per questo primo reale cambiamento di rotta di Regione Lombardia, considerando fondamentale la loro azione per sbloccare nuove risorse e per aver indotto la giunta regionale a impegnarsi pubblicamente nel reperimento di altri 8.5 milioni di euro durante l’assestamento di bilancio di luglio”, si legge ancora nel comunicato, nel quale però vengono elencate alcune criticità che permangono: l’intervento non è strutturale ma risolve esclusivamente l’annualità in corso; l’ampliamento dei LEPS, promesso a fronte dei tagli alle misure B1 e B2, come era facile immaginare, rimane solo a parole; la misura B2 ha subito un taglio del 75% rispetto all’anno scorso, con punte che arrivano all’87%. Per questi motivi, le Associazioni dichiarano che porteranno avanti con determinazione il ricorso al TAR a beneficio delle oltre 7 mila famiglie interessate dai provvedimenti sulla misura B1 e delle altre 10 mila famiglie interessate dai provvedimenti sulla misura B2.
Le domande delle associazioni alla Regione
Le associazioni pongono quindi alcune “amare” domande: perché pianificare questi tagli alla fine dello scorso anno e non autorizzare da subito le ATS ad utilizzare i fondi degli anni precedenti? Perché costringere le famiglie già provate e le associazioni che le rappresentano a scendere in piazza ben due volte? Perché obbligare le associazioni ad organizzarsi e a sostenere economicamente un ricorso? Perché diventare un ostacolo anziché una tutela per le persone disabili e le loro famiglie?”.
E annunciano l’unica risposta possibile: l’azione delle associazioni non terminerà “finché Regione Lombardia continuerà a considerare le persone con disabilità e i loro caregiver familiari come un mero capitolo di spesa e non riconoscerà pienamente il valore e la dignità delle persone con disabilità e dei loro caregiver”.