Squillino le trombe e rullino i tamburi. Ieri di buon mattino la fanfara del Viminale ha iniziato a suonare la musica più dolce per le orecchie del ministro Matteo Salvini. In Italia sono diminuiti i reati e allo stesso tempo è calato il numero di stranieri ospiti nelle strutture di accoglienza. Non poteva esserci risveglio migliore per “Il Capitano”. Lo spot elettorale perfetto.
Peccato però che non vi sia traccia della eventuale correlazione tra i due dati. Nessun elemento chiaro sul tipo di crimini in diminuzione del 9,2% nei primi tre mesi dell’anno rispetto allo stesso trimestre del 2018. Ma soprattutto nulla che indichi quanti di quei reati siano stati commessi da stranieri. Poco conta. La macchina della propaganda, con Salvini che attraversa l’Italia in lungo e in largo con una maglia confusa da ministro dell’interno e allo stesso tempo capo della Lega, si è subito messa in moto.
VERSO IL CDM. Lunedì prossimo del resto a Palazzo Chigi verrà discusso il Decreto sicurezza bis, un’altra bandiera dei leghisti, e far passare il messaggio che se calano gli stranieri si delinque meno è una manna dal cielo. Un grimaldello con cui scardinare le ultime resistenze ai porti chiusi e ai mille paletti messi a chi in mare cerca di salvare vite umane. “Vogliamo fare sempre di più e meglio”, si è affrettato ad affermare trionfante il ministro e capo di partito.
Ancora: “I numeri sono rassicuranti ma non ci accontentiamo. Abbiamo segnalato agli amministratori locali nuovi strumenti, in collaborazione con le prefetture, per aggredire le grandi piazze di spaccio, isolare balordi e sbandati, per effettuare sgomberi. Auspico che i sindaci sappiano utilizzarli al meglio, mentre il piano che rinforzerà tutte le questure d’Italia sarà decisivo per ridurre ulteriormente la criminalita”.
Un dettaglio per lui ovviamente che i reati siano in calo da tempo e che le diverse ricerche sulla possibile correlazione tra crimine e immigrazione non hanno quasi mai avallato tale equazione. Il dado è tratto. Guai a chi pensa di avanzare dubbi. Salvini ha mandato un chiaro messaggio anche a Beppe Grillo dopo le accuse che gli ha rivolto di stare poco al Viminale: “Si occupi di far ridere che io mi occupo di fare il ministro”.