Come ampiamente annunciato il nuovo Def, ribattezzato Documento di finanza pubblica, tratteggia solo lo scenario tendenziale e non quello programmatico. Il contesto è “difficile”, dice il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che resta “ottimista”: “Nonostante il dimezzamento delle previsioni di crescita, incredibilmente la finanza italiana rispetta tutto gli indicatori”.
Giorgetti quasi sembra giustificarsi, mettendo in chiaro la difficoltà di stilare delle stime in un momento geopolitico così delicato e in divenire.
“Viene adottato in una situazione molto complessa sotto l’aspetto economico globale e quindi nei riflessi sull’economia nazionale. Questo rende molto complesse e difficili, perfino aleatorie, le previsioni non solo a lungo termine ma anche a breve”, spiega.
Crescita per quest’anno dimezzata allo 0,6%
Le stime sono in linea con quelle dei principali previsori. Per il Pil 2025 l’asticella viene ridotta allo 0,6%, al livello della Banca d’Italia, dimezzata rispetto al +1,2% ipotizzato sette mesi fa nel Piano strutturale di bilancio. Per il 2026 la previsione viene ridotta allo 0,8% (dall’1,1%), mentre resta allo 0,8% per il 2027.
Ma la situazione è in evoluzione e non sono esclusi prossimi aggiornamenti: il 2025 è già stato “ridimensionato”, notizie come la sospensione appena decisa da Trump – che Giorgetti apprende in conferenza stampa – “potrebbero indurle al rialzo”, ma è difficile fare previsioni.
“Mi chiedete di pianificare a 3 anni, in Parlamento qualcuno ha fatto battaglie sul 2028, ma di cosa stiamo parlando? Se riesco ad azzeccare il 2025 sono già un mago”, dice.
Addio al taglio dell’Irpef per il ceto medio
In questo scenario anche le prossime misure come il taglio dell’Irpef per il ceto medio restano in forse: tutte le decisioni “saranno tarate sul contesto”.
Nonostante il dimezzamento del Pil “il profilo di finanza pubblica con riferimento all’indebitamento si mantiene al 3,3% nel 2025 come nel Psb, al 2,8% nel 2026, scendendo come previsto sotto il 3%, al 2,6% nel 2027”, dice Giorgetti, sicuro che “se non succedeva tutto questo casino saremmo andati sotto il 3% anche nel 2025”, uscendo “anticipatamente” dalla procedura per deficit eccessivo.
Il debito viene fissato al 136,6% nel 2025, al 137,6% nel 2026 e al 137,4% nel 2027, “quando finalmente l’effetto di cassa dei crediti del Superbonus tenderà a sgonfiarsi”, aggiunge. Il documento è tecnico e non contiene indicazioni né sull’impatto dei dazi né sulle spese per la difesa. Sui dazi Giorgetti professa “mente fredda” ed “interventi chirurgici”.
Linea che vale anche per le spese per la difesa, per le quali l’orientamento resta in linea con il 2%. Sul Pnrr poi Giorgetti non arretra: “il tema della proroga può essere declinato in tanti modi”, “va bene qualsiasi mezzo purché” ci si arrivi.
Per il M5S i numeri del Def confermano uno strazio economico senza fine
“Il nuovo Def senza obiettivi programmatici, ma solo con proiezioni tendenziali, restituisce ugualmente lo strazio economico a cui il Governo Meloni sta sottoponendo il Paese. La crescita ormai si conferma assolutamente azzerata. Basti mettere in sequenza gli anni: 2020: -8,9%; 2021: +8,9%; 2022: +4,8%; 2023: +0,7%; 2024: +0,7%; 2025: +0,6%, con previsione dimezzata rispetto al Piano strutturale di bilancio. Come conseguenza di questa crescita scheletrica, abbiamo un’impennata del debito in rapporto al Pil negli ultimi due anni e nel prossimo, dopo una precedente diminuzione: 2020: 154,9%; 2021: 145,7%; 2022: 138,3%; 2023: 134,6%; 2024: 135,3%; 2025: 136,6%; 2026: 137,6%. Meloni e Giorgetti hanno ereditato un Paese che cresceva e un debito pubblico sceso di 20 punti nei tre anni dopo la pandemia. Hanno dilapidato tutto”. Sono i numeri impietosi messi insieme dai parlamentari M5S delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato.