Sentiamo dire spesso che l’evasione fiscale è una piaga del nostro Paese. Pochi, però, hanno chiara l’entità del problema che, dati alla mano, si assesta intorno ai 110 miliardi di euro l’anno sottratti al Fisco e, quindi, a tutta la collettività. Ad affermarlo è la Corte dei Conti, diretta dal magistrato Angelo Buscema, nell’ultima Relazione sul rendiconto generale dello Stato depositata ieri e da cui emerge un tesoretto addirittura superiore ai fondi finora stanziati per fronteggiare l’impatto economico del Covid 19.
In altre parole si parla di un’emergenza nazionale, quella di chi non paga le tasse, a cui il governo giallorosso, dopo che la politica se n’è sempre lavata le mani, sta provando a dare un taglio spingendo, anche attraverso l’uso di incentivi, ai pagamenti elettronici così da rendere ogni operazione tracciabile. Una misura che piace ai magistrati contabili i quali, però, sottolineano nel loro report come esista un problema di strumenti a disposizione del fisco che “non sono in grado di determinare una significativa riduzione dei livelli di evasione”, con l’attività di controllo, in costante diminuzione rispetto agli anni precedenti, che “continua ad essere incoerente con la gravità del fenomeno”.
Come se non bastasse, nel 2019 gli accertamenti si sono concentrati su tipologie di contribuenti che “nel 30% dei casi” non sono stati in grado di ripagare il debito perché irreperibili o falliti. Non solo. Come messo nero su bianco dai giudici, a finire nel mirino del fisco sono stati meno di 2 autonomi ogni 100.