Che arrivino dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale, dai tecnici della Camera e del Senato o persino dal Colle, questo governo è assolutamente refrattario ai richiami. E in barba ai rilievi critici e all’autorevolezza delle istituzioni da cui provengono tenta sempre di fare il contrario di quello che gli viene raccomandato. In questo caso le destre hanno provato a ignorare il richiamo che appena una settimana fa il Capo dello Stato in persona, Sergio Mattarella, ha rivolto ai presidenti di Camera (Lorenzo Fontana) e Senato (Ignazio La Russa). Nella notte di mercoledì il governo ha infatti provato a infilare nel decreto legge Pa, all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, un emendamento che interveniva sulla riorganizzazione del ministero della Difesa.
Solo le veementi proteste dell’opposizione lo hanno costretto poi a ritirarlo. “Con il ritiro dell’emendamento il governo e la maggioranza di destra hanno ammesso il loro grave errore. Non si poteva certo con un semplice emendamento far passare una vera e propria riforma lesiva della stessa autonomia del Parlamento e in spregio dei richiami del Capo dello Stato ai presidenti delle Camere”, hanno dichiarato i dem Simona Bonafè e Arturo Scotto. “Un metodo degno di un regime autoritario, da ‘dittatura della maggioranza’. Un metodo che mostra la totale mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni del nostro Paese: dal Parlamento, totalmente esautorato e svilito, fino al Presidente della Repubblica”, ha detto il pentastellato Andrea Quartini.
Riforma della Difesa, la maggioranza ignora il richiamo di Mattarella sui decreti omnibus
Limitare la decretazione d’urgenza e l’utilizzo di questi provvedimenti come veicoli rapidi nei quali inserire temi estranei per materia, è stato il senso del messaggio del capo dello Stato affidato a Fontana e La Russa. Il Quirinale aveva già fatto sentire la propria voce su questi temi con la lettera che ha accompagnato la promulgazione del decreto Milleproroghe nella quale Mattarella, oltre a intervenire sulla questione dei balneari, aveva invitato a limitare i decreti omnibus.
Peraltro fonti di maggioranza attribuivano proprio a una moral suasion del Colle lo stralcio di alcune norme dal decreto bollette, entrate durante l’esame in commissione, in quanto estranee per materia. Ma gli effetti di tale moral suasion sono durati davvero poco. Il blitz del governo nella notte lo testimonia. Il M5S non ne fa solo una questione di metodo ma anche di merito. “Con questa modifica – hanno dichiarato i capigruppo del M5S delle commissioni Difesa di Camera, Marco Pellegrini, e Senato, Raffaele De Rosa – si voleva sdoppiare la figura del segretario generale della Difesa che oggi dirige sia l’area tecnico-amministrativa, sia le acquisizioni di armamenti, creando due figure dedicate per velocizzare le procedure di procurement di sistemi d’arma.
Una prospettiva che desta profonda preoccupazione nel presente contesto di corsa al riarmo”. “Una proposta – hanno concluso – che risulta ancor più inquietante considerato che il futuro direttore nazionale degli armamenti, secondo il governo, potrebbe essere anche un dirigente civile di fiducia del ministro della Difesa, con evidenti rischi di conflitto di interessi vista la passata attività di Crosetto a capo dell’associazione delle industrie belliche”. Ma sebbene il governo abbia ritirato tale emendamento è sua intenzione riproporlo in altra sede e approvarlo quanto prima.
Record di decreti per il governo Meloni: sono 25 in sei mesi, dato più alto tra gli ultimi esecutivi
Ritornando al metodo, ovvero all’uso spropositato di decreti e di decreti omnibus, vale la pena richiamare alcuni dati. Le statistiche elaborate da Openpolis dicono che il governo Meloni ha emesso 25 decreti in 6 mesi, a fronte di sole 5 leggi ordinarie approvate. L’attuale esecutivo presenta il dato più alto di decreti pubblicati in media al mese (4,17) tra i governi delle ultime 4 legislature. A proposito di norme fuori contesto, il cosiddetto “decreto rave” ha previsto anche nuove norme in tema di detenuti, oltre al reintegro del personale sanitario non vaccinato, e il decreto 169/2022, oltre a prorogare la partecipazione dell’Italia alle iniziative della Nato ha disposto la proroga del commissariamento del sistema sanitario calabrese.
Di recente il decreto alluvione ha inserito una norma sull’aumento della capacità di rigassificazione. L’urgenza a volte è solo politica e non legata a situazioni di emergenza (è successo con il decreto lavoro del primo maggio). Alla faccia di chi, come Giorgia Meloni, dai banchi dell’opposizione sbraitava per rivendicare la centralità del Parlamento contro i metodi di cui il suo governo sta abusando come mai nessuno prima.