Un nuovo, clamoroso, capitolo nell’ambito dello scandalo Dieselgate: a oltre due anni dall’esplosione di questa vicenda è finito in manette l’amministratore delegato di Audi, Rupert Stadler, controllata dal gruppo Volkswagen. Secondo quanto comunicato dai magistrati con una nota, l’arresto è motivato dal rischio di occultamento delle prove. La scorsa settimana presso l’abitazione del manager erano state effettuate perquisizioni. Audi ha confermato la messa in stato di arresto. Il gruppo automobilistico è sotto indagine dal 2015 da parte della procura di Monaco di Baviera, oltre che dalle autorità di diversi paesi.
La scorsa settimana Volkswagen ha accettato di pagare, riconoscendo la propria responsabilità, la sanzione di 1 miliardo di euro decisa dalla procura di Stato di Braunschweig. All’inizio di giugno l’agenzia federale dell’auto aveva ordinato il richiamo di 60.000 Audi A6 e A7 dopo la scoperta di dispositivi “illeciti” che falsificavano i livelli di emissione si strada. Ma i guai giudiziari del gruppo, come ricorda Bloomberg, sono maggiori coinvolgendo non solo la Germania ma altri 55 paesi e comprendono anche la manipolazione del mercato azionario. Complessivamente il gruppo ha dovuto accantonare 27 miliardi di euro per fare fronte a sanzioni, riacquisto azioni e costi mentre gli investitori la accusano di aver informato il mercato troppo tardi dell’inchiesta.
L’indagine coinvolge l’ex numero uno di Vw, Martin Winterkorn, il suo successore sostituito a sua volta di recente, Martin Mueller, e l’attuale presidente del Consiglio di vigilanza, Hans Dieter Poetsch, e presidente del Cda, Herbert Diess. Stadler è il ceo di Audi dal 2007 e nel 2010 è entrato a far parte del cda di VW. È il settimo top manager del gruppo ad essere stato arrestato da quando è scoppiato il Dieselgate, 3 anni fa. VW non si è limitata a difenderlo ma l’anno scorso ha esteso di altri 5 anni il suo contratto e ha ampliato le sue responsabilità. Lui ha sempre sostenuto di non sapere nulla dello scandalo.