“Beccato con le mani nella marmellata. Il moralista Guy Verhofstadt, che aveva dato del burattino al nostro Presidente del Consiglio, ha accettato finanziamenti per il suo partito (l’Alde) da Monsanto-Bayer, condannata a risarcire 289 milioni di dollari negli Stati Uniti perché un giardiniere si era ammalato di tumore dopo aver usato un erbicida, che produce, contenente glifosato”. La denuncia è arrivata ieri da un’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara, la quale ha sottolineato come “Il glifosato non è bandito in Europa. Il suo utilizzo, grazie ai voti proprio dell’Alde, è stato prorogato in tutta Europa fino al 15 dicembre 2022. Adesso capiamo perché Verhofstadt era così tanto arrabbiato con Conte: non gli stava bene il fatto di confrontarsi con un politico libero da lobby e condizionamenti, un Presidente del Consiglio di cui siamo orgogliosi perché rappresenta gli interessi degli italiani”.
Nel lungo post pubblicato sul sito del gruppo parlamentare di cui fanno parte i pentastellati a Bruxelles (Efdd M5S), in un paragrafo intitolato “Doppio conflitto d’interessi”, Laura Ferrara dice: “Sarà un caso, ma proprio una esponente dell’Alde – il Commissario europeo Margrethe Vestager – aveva detto sì alla fusione Monsanto Bayer, nonostante i troppi dubbi antitrust e le preoccupazioni espresse da ben 80 Ong che si erano mobilitate contro la fusione (tra la Monsanto, produttrice del glifosato e la Bayer, colosso tedesco della chimica n.d.r.) ricordando le milioni di firme che hanno dato vita alla ICE “Stop Glifosato”, ignorate dalla stessa Commissione. Questa è la dimostrazione più lampante di come le grandi multinazionali influenzano il processo decisionale europeo. Prima ottengono i favori, poi ringraziano finanziando i partiti complici”.
Uno scandalo che sta già producendo effetti sulle prossime elezioni europee. Tale rivelazione sta creando problemi anche al progetto del presidente francese Emmanuel Macron di dare vita a una stretta collaborazione in sede europea tra il suo partito, La République En Marche, e l’Alde di Verhofstadt. Infatti, fonti del partito del presidente francese hanno sottolineato che i suoi rappresentanti non “sono membri del partito liberale europeo Alde né aspirano ad essere membri di questo partito”. Per il futuro, ha dichiarato il capo della campagna elettorale di Macron, Stéphane Séjourné: “Nessuno dei nostri membri del Parlamento europeo siederà in un gruppo o in una formazione politica europea che tolleri tale finanziamento nella prossima legislatura”.