di Clemente Pistilli
E’ possibile fare il medico fiscale senza uno straccio di laurea e mantenere l’incarico per dieci anni presso un ente pubblico, senza che mai venga fatto un controllo? In Italia si può fare ed è quanto accaduto a Como, dove quando è stato scoperto il caso si è aperto un contenzioso legale, finito con la restituzione della metà delle somme richieste dallo Stato, alla luce proprio del comportamento omissivo mantenuto a lungo dalla pubblica amministrazione.
Dal 1998 al 2008, Antonio Micieli, 60 anni, comasco, si è visto rinnovare di anno in anno dalla locale Azienda sanitaria l’incarico di medico fiscale. Mai una gara, mai un controllo. All’Asl era sufficiente una dichiarazione: “Sono un medico”. E via alla convenzione. Micieli andava così a visitare i lavoratori in malattia e stabiliva lui se quei lavoratori erano realmente malati. Una semplice verifica sulle autocertificazioni, fatta dopo ben dieci anni, portò poi a scoprire che Micieli non era un medico: non si era mai laureato e non era di conseguenza mai stato iscritto all’albo. Fino a quel momento all’Asl era bastata appunto un’autocertificazione, in cui il 60enne aveva dichiarato di aver conseguito la laurea nel 1979 a Milano. La Procura contabile lombarda ha mandato Micieli a giudizio, chiamandolo a risarcire 200mila euro all’Asl. Il 60enne, che per tale vicenda sul fronte penale ha patteggiato la pena a un anno di reclusione e 600 euro di multa, nel corso del processo contabile ha ribattuto specificando che, nel corso degli anni, laurea o no, l’Asl non aveva mai avuto nulla da dire sul suo operato e che non aveva quindi procurato alcun danno. La difesa del comasco ha inoltre sostenuto che, se danno c’era stato, a produrlo era stata anche l’Asl, per “aver omesso, non solo all’epoca dell’assunzione, ma anche nei successivi dieci anni, qualsiasi controllo sulla veridicità dei titoli di studio e delle dichiarazioni rese dal sedicente professionista”. Quest’ultimo argomento è stato in larga parte condiviso dai giudici. La Corte dei Conti per la Lombardia ha così infine condannato il falso medico a risarcire soltanto 113mila euro sui 220mila richiesti. Una condanna per il danno erariale causato con le visite fatte da un abusivo e per il danno all’immagine dell’Asl di Como, la stessa che ha fatto un controllo dopo dieci anni.