In piazza contro il governo Meloni. Contro la precarietà. Contro l’invio di nuove armi all’Ucraina. Contro le politiche della maggioranza di centrodestra che colpisce soprattutto i più deboli. Il Movimento 5 Stelle manifesta a Roma per far sentire la propria voce al governo e per chiedere un passo indietro sul decreto Lavoro. E lo fa aprendo il palco anche alla società civile, ai cittadini e a coloro i quali vivono quotidianamente sulla propria pelle la precarietà. “Vogliamo portare sul palco il Paese reale”, spiega il capogruppo pentastellato alla Camera, Francesco Silvestri. Uscendo dalle aule parlamentari e portando la protesta anche nelle piazze, sui media, in occasione di convegni e in qualunque luogo possibile per far arrivare un chiaro messaggio a Giorgia Meloni, per dire no a una politica che “vuole creare quelle condizioni affinché la dignità del lavoro venga meno”.
Francesco Silvestri, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, perché scendete in piazza contro il governo oggi per la manifestazione #BastaVitePrecarie?
“Scendiamo in piazza innanzitutto perché il Parlamento non basta più rispetto alla poca sensibilità del governo sui temi della precarizzazione. Quindi saremo in piazza soprattutto per far ascoltare la voce di quei milioni di cittadini che oggi vivono in una situazione precaria perché il governo ha dimostrato, con l’approvazione del decreto Lavoro, di non voler affrontare questo problema”.
Dal palco della manifestazione sono stati invitati a parlare anche molti cittadini comuni, persone che vivono quotidianamente la precarietà: qual è l’obiettivo di questa idea?
“Quella di far ascoltare tante storie di ragazzi che sono troppo spesso fuori dallo sguardo dei media, sia televisivi che di giornale. Vogliamo portare sul palco il Paese reale, quindi cercheremo – con interventi politici molto limitati – di dare spazio alla fotografia del Paese”.
Sperate che questo allargamento alla società civile possa servire per farvi ascoltare maggiormente dal governo, finora piuttosto sordo alle proposte delle opposizioni?
“Non ho questa velleità, perché dopo aver visto il governo Meloni tacere sulla proposta di tassare gli extra-profitti bancari sui mutui, figuriamoci se penso che possa ascoltare. Il punto è che è molto importante stimolare la sensibilità del Paese affinché si creino le pressioni per costringere il governo a intervenire”.
In questa piazza aperta ai cittadini c’è stata molta adesione da parte della società civile? State effettivamente riscontrando una nuova voglia di partecipazione?
“C’è un’ottima adesione e c’è una crescente sensibilità della cittadinanza. Tutto questo per gli effetti della crisi e della pandemia prima, e della speculazione sulla guerra poi. A questi temi si aggiungono le misure del governo che ha indebolito la protezione sociale messa in campo dai 5 Stelle. Tutte queste cose stanno aumentando la sensibilità, perché aumentano le disuguaglianze”.
Il governo Meloni, finora, non è sembrato propenso ad ascoltare molto le critiche e le proposte delle opposizioni: pensate che la piazza sia l’unico strumento per farvi ascoltare?
“Piazza, tv, Parlamento, mezzi di comunicazione di massa, giornali, convegni, rappresentazioni di ogni tipo. Quando hai davanti un governo che cerca di fare in modo che la conflittualità rimanga orizzontale, che il nemico sia sempre il percettore del Reddito o il migrante o il precario, e che la conflittualità non salga mai verso il vertice, verso le banche che fanno utili sui mutui, o le società energetiche sulle bollette. Quando l’intenzione di un governo è quella di tutelare sempre i più forti e fare in modo che le fasce sensibili si scontrino tra di loro, lì devi intervenire con determinazione”.
Tra i temi principali della manifestazione ci sono la lotta alla precarietà e l’invio delle armi all’Ucraina, cosa chiedete al governo su questi due fronti centrali per il Movimento 5 Stelle?
“La cessazione dell’invio delle armi e contemporaneamente di cercare di creare le condizioni affinché possa iniziare una vera conferenza di pace. Questo è il primo obiettivo sul conflitto. Per contrastare la precarietà serve introdurre subito un salario minimo, che è la proposta portata nel dibattito parlamentare dal Movimento 5 Stelle. È importante dare una dignità al lavoro”.
Sul salario minimo, però, avete avuto pochi riscontri…
“Non ne abbiamo proprio avuti. Il governo sta facendo capire che vuole cercare di creare quelle condizioni affinché la dignità del lavoro venga meno e la persona debba accettare qualsiasi tipo di lavoro”.
Un’idea legata in qualche modo anche al taglio del Reddito di cittadinanza che la maggioranza ha messo in campo a partire dalla manovra?
“Questo è legato anche all’idea che il Reddito potesse competere con il lavoro e lasciare le persone su un divano. Il nostro obiettivo era avere un Reddito da 780 euro e un salario minimo. Laddove il Reddito compete con il salario, il problema non è il Reddito”.
Quali sono le altre proposte che avanzate, e che secondo voi sono effettivamente realizzabili, sul fronte della precarietà?
“Quello che è stato fatto con il decreto Dignità sui contratti a termine era un’altra delle soluzioni importanti per la stabilità del lavoro e anche lì sono andati a intervenire riportando la situazione ante-Movimento 5 Stelle”.
Il governo Meloni finora ha puntato molto sul taglio del cuneo fiscale: lo ritenete insufficiente?
“Non è che solo noi lo riteniamo insufficiente, è evidentemente insufficiente, Anche noi eravamo intervenuti con il taglio del cuneo, il punto è fare una seria riflessione su come si creano i posti di lavoro in questo Paese, perché vanno considerati anche gli effetti della globalizzazione e la politica ha il dovere di intervenire. Parallelamente bisogna aiutare le imprese a svilupparsi ed essere competitive e intervenire nel mondo del lavoro con misure come quelle del decreto Dignità, con il salario minimo e con il Reddito di cittadinanza, con gli eventuali miglioramenti del caso”.