“È davvero un momento storico: siamo soddisfatti per una decisione che premia il nostro impegno, abbiamo lavorato a lungo in questi anni per raggiungere tale risultato”. Non usa mezzi termini Iolanda Di Stasio, capogruppo M5S in Commissione Esteri alla Camera, per sottolineare l’importante risultato raggiunto ieri dal ministro Luigi Di Maio: “Dal primo maggio, dopo venti anni, questi servitori dello Stato, donne e uomini, lasciano l’Afghanistan lasciandosi le spalle un importantissimo contributo al processo di ricostruzione del Paese e di mantenimento della pace; penso ai nostri concittadini che hanno dato la vita per difendere questi importanti valori. Va ringraziato senz’altro il ministro Di Maio per il suo ottimo lavoro”.
Lunedì e martedì proprio Di Maio è stato in Usa. È stato il primo ministro degli Esteri in visita alla Casa Bianca nell’era Biden. È un messaggio importante quello lanciato dal titolare della Farnesina…
Una visita significativa che pone l’Italia nella posizione di importante interlocutore degli Stati Uniti, ponendosi in assoluta continuità col posizionamento internazionale del nostro Paese. Nessun governo ha mai messo in discussione la nostra appartenenza all’Alleanza Atlantica così come a tutti gli altri consessi internazionali in cui l’Italia è attore imprescindibile. L’elezione di Biden ha inoltre riportato il tema della transizione ecologica al centro del dialogo internazionale. Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto che in Italia si puntasse verso l’orizzonte di un’economia pulita e giusta, anche con l’istituzione del ministero della Transizione ecologica. Siamo quindi lieti che Biden abbia voluto inaugurare il suo percorso politico incontrando Di Maio e discutendo insieme delle prossime agende politiche. Bisogna costruire un’alleanza globale per la transizione ecologica.
Del MoVimento 5 Stelle si è detto di tutto in politica estera. Prima filo-russo, poi filo-cinese, ora filo-statunitense. Dov’è la verità?
È facile istruire una polemica rispetto alla questione, ma la risposta l’ha chiarita il ministro Di Maio che da Washington ha confermato il multilateralismo che deve contraddistinguere la nostra politica estera. Credo si tratti di una posizione fortemente supportata dal buonsenso e dallo stato dell’arte che vige nella politica internazionale. Tutti gli attori sono interlocutori, potenziali partner con cui promuovere rapporti di cooperazione economica, politica e culturale, o come in questo periodo, sanitaria: la nostra unica bussola è il rispetto dei diritti umani. L’Italia è crocevia di culture e idee, e dobbiamo sempre far valere questo nostro asset sullo scenario internazionale.
Come impatterà la visita di Di Maio sui rapporti internazionali dell’Italia?
La sua visita è perfettamente coerente con la collocazione politica dell’Italia nella comunità internazionale. La nostra convinta partecipazione alla Nato e all’Ue non ci ha precluso possibilità nel Mediterraneo come nell’Estremo Oriente, improntando il nostro bagaglio valoriale sul rispetto della sovranità, dei dettami democratici e dei diritti umani. La nostra diplomazia economica e culturale lavora alacremente alla costruzione di ponti di cooperazione plurisettoriale, crediamo fortemente nel nostro soft power, nel know how, nell’eccellenza industriale. Le relazioni internazionali oggi si costruiscono e si cementano grazie a nuovi mezzi, alternativi all’hard power. L’importante, come detto, è che si condividano medesime idee nell’ottica del rispetto della propria identità.