Intrighi di palazzo, complotti e scambi di favore tra toghe. C’è tutto questo nel libro-intervista, intitolato Lobby e Logge, dell’ex magistrato Luca Palamara (nella foto), scritto in collaborazione con Alessandro Sallusti. Un volumetto che è già diventato un caso editoriale, tanto da riuscire a debuttare direttamente in testa alla classifica dei libri più venduti su Amazon, ma che presto potrebbe diventare anche un caso giudiziario. Già perché sembra proprio che molte delle rivelazioni hanno mandato su tutte le furie diversi protagonisti, a partire dal consigliere del Csm, Nino Di Matteo, che ieri non le ha mandate a dire.
Di Matteo: “Mi auguro che Palamara e Sallusti intendano presentarmi le loro scuse”
“Mi auguro che Palamara e Sallusti intendano presentarmi le loro scuse per le evidenti, e facilmente dimostrabili, falsità scritte sul mio conto nel loro libro. Diversamente mi vedrei costretto a querelarli” ha spiegato il magistrato commentando il contenuto del libro. Accuse di inesattezze che non sono affatto vaghe perché il togato del Consiglio superiore della magistratura le ha smantellate punto per punto, dimostrando la totale infondatezza di quanto narrato nel libro sul suo conto.
IL FALSO INTRIGO. A suo dire, infatti, nel nuovo libro l’ex pubblico ministero, caduto in disgrazia per via dell’inchiesta sugli accordi tra magistrati e politici per indirizzare le nomine nei maggiori uffici giudiziari d’Italia, “Palamara afferma che io mi sarei messo a capo della pattuglia schierata per cacciare Piercamillo Davigo dal Csm dopo che erano usciti i nomi dei magistrati affiliati alla presunta Loggia Ungheria”. Parole a cui lo stesso Sallusti, poche righe dopo, replica: “Guerra per bande verrebbe da dire”.
Un passaggio, tra i tanti, che proprio non è andato giù a Di Matteo il quale ha spiegato che si tratta di falsità perché “i fatti hanno la testa dura. Avevo già votato per la decadenza di Davigo dal Csm nell’ottobre del 2020. Quindi molti mesi prima di apprendere (nelle circostanze che per primo ho denunciato pubblicamente al plenum del Csm) delle dichiarazioni di Amara sulla loggia Ungheria e sull’ asserita appartenenza di magistrati alla stessa”.
Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di una spiegazione ignota ai due autori del libro ma così non è. A spiegarlo è ancora il consigliere Csm Di Matteo secondo cui “è una circostanza questa che, peraltro, Palamara e Sallusti non possono non conoscere” proprio in virtù dei rispettivi ambiti lavorativi e, soprattutto, per la notorietà di questi fatti che, a ben vedere, trovano riscontri nelle cronache giornalistiche del periodo. Per questo, chiosa Di Matteo con una frecciatina che sembra indirizzata al suo ex collega, “la guerra tra bande la lascio ad altri”.