Prima la “fronda” interna per ridimensionarne il ruolo, circostanza che ha reso necessario l’intervento diretto di Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Poi la notizia, mal digerita dai più, dei centomila euro che avrebbe speso negli ultimi tre anni per le attività sul territorio. Senza dimenticare un’altra mail, oltre a quella inviata dalla collega Paola Taverna sul caso dell’assessore all’Ambiente del Comune di Roma Paola Muraro (“sottovalutata” malgrado l’importanza del contenuto), relativa stavolta alle presunte firme false presentate dal Movimento 5 Stelle a Palermo ai tempi delle elezioni del 2012. Per il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, uomo di punta del Movimento oltre che componente del direttorio pentastellato, non sono giorni facili.
FAIDA INTERNA
Chi aspira alla guida del governo un po’ deve soffrire, si dirà. Ma fra i 5 Stelle c’è chi sembra lavorare affinché l’immagine del leader in pectore del Movimento venga in quale modo sporcata. Ieri, fra indiscrezioni e smentite, alcuni organi di stampa hanno dato conto di un tentativo di “rivolta” scoppiato contro il vicepresidente della Camera, al quale avrebbero preso parte una settantina di parlamentari capeggiati da Roberto Fico, presidente della commissione di vigilanza Rai e collega di Di Maio all’intero del direttorio. Circostanza che si è risolta, sempre stando alle ricostruzioni, soltanto grazie all’intervento di Grillo e Casaleggio jr. Anche se Fico si è premurato di spiegare che “nel Movimento 5 Stelle non ci saranno mai correnti interne” e lo stesso Di Maio ha tagliato corto parlando con i giornalisti a margine di una conferenza alla stampa estera: “Non vi appassionate al gossip di stampa”.Sarà. Ma non c’è solo questo. L’altra questione, come detto, riguarda la cifra spesa dal vicepresidente della Camera negli ultimi tre anni: 100mila euro per eventi sul territorio. Tanti soldi, a ben guardare.
LA REPLICA
“Sono meno di tremila euro al mese, è normale per un parlamentare spendere per attività sul territorio”, ha provato a giustificarsi Di Maio. Una spiegazione che però lascia più di qualche dubbio. Anche perché – come ha ricordato Repubblica – Di Maio spende molto di più rispetto ai suoi colleghi. Fico, ad esempio, si ferma a 31.600 euro, Carla Ruocco a 25mila, Barbara Lezzi a 22mila e Alessandro Di Battista a 16mila. Episodio, questo, che oltre ai soliti mal di pancia interni al M5S ha scatenato anche la reazione delle opposizioni. “Come fa Luigi Di Maio a parlare di risparmi, di lotta agli sprechi e di attività politica francescana se poi si fa rimborsare dalla Camera la bella cifra di 100mila euro per attività sul territorio?”, ha domandato la vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Alessia Morani. “Per gli altri uno vale uno, per lui uno vale 100mila”, ha twittato ironico l’ex assessore ai Trasporti del Comune di Roma, Stefano Esposito (Pd).