Le provocazioni erano diventate troppe, e tutti remavano contro dal giorno dello strappo sul Quirinale. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non si erano mai più parlati apertamente, e la promessa di provvedimenti disciplinari lanciata dal nuovo capo politico al vecchio era rimasta sospesa. Nel frattempo era stato fatto crescere il dissenso, talvolta anche l’odio, tra i militanti, quelli che nei giorni difficili degli esordi erano con Luigi e adesso lo definiscono traditore. Anzi: bibitaro, come fossero Renzi o Calenda.
Così era diventato impossibile andare avanti, e l’accelerazione degli ultimi giorni, con la risoluzione che di certo non giovava a un Governo atlantista e un ministro degli Esteri alle prese con una guerra, hanno colmato il vaso, peraltro riempito dagli articoli di fuoco firmati da alcuni tra i giornalisti più vicini a Conte, che aumentavano il carico contro il titolare della Farnesina. Così ieri la scissione è arrivata.
Luigi Di Maio crea i Gruppi parlamentari di “Insieme per il futuro”
Il Di Maio che crea i Gruppi parlamentari di “Insieme per il futuro” non è certamente lo stesso di tanti anni fa: atlantista, europeista, esprime stima incondizionata per Sergio Mattarella (di cui un tempo chiedeva l’impeachment). Ma anche il Movimento non è più lo stesso, e adesso ci sarà un uomo solo al comando. Un partito vero e proprio, dove Di Maio si sentiva stretto. E non era il solo. A lasciare la creatura di Beppe Grillo saranno infatti tra i quaranta e i sessanta parlamentari, che aggiungendosi ai più di cento eletti che se ne sono andati dal 2018 ad oggi fanno scendere la pattuglia dei Cinque Stelle alle Camere al secondo posto per numero di iscritti, dopo la Lega. Uno strappo ben diverso, dunque, dai tanti altri precedenti, compresi quelli con Di Battista, Casaleggio Jr e molti altri.
Per questo il ministro degli Esteri ha voluto spiegare bene la sua mossa in una conferenza stampa piena di applausi e sorrisi, decisamente stridenti col racconto di un addio “sofferto” al Movimento. “La prima forza politica del Parlamento – ha detto – ha messo in difficoltà il Governo solo per recuperare qualche punto percentuale, senza neanche riuscirci”. Da qui la decisione presentata come un gesto di responsabilità in una fase così pericolosa per gli equilibri geopolitici e l’economia del Paese. “È difficile dirlo, ma oggi io e tanti altri colleghi lasciamo il M5S. Noi ci mettiamo in cammino. Insieme per il futuro”. Questo, infatti, sarà il nome di quello che al momento è solo un gruppo parlamentare, ma che evidentemente nelle intenzioni si spera possa diventare una forza politica.
Il numero dei deputati e senatori che seguirà Di Maio è notevolissimo, probabilmente superiore a quanto immaginasse Conte. Ma per l’ex premier non è la prima volta che i conti non tornano. Basti solo pensare a quando Renzi lo disarcionò da Palazzo Chigi. Solo all’ultimo momento chi doveva guardargli le spalle, a partire da Rocco Casalino, lo informò che serviva recuperare una manciata di responsabili, e quando la caccia a qualche peones finalmente si aprì era ormai troppo tardi. Anche questa volta, dunque, potrebbe essere sfuggita l’entità del malessere che covava in un Movimento nato senza capi e che non vuole averne. Una questione che va molto al di là delle deroghe sul doppio mandato, che ora – ironia della sorte – dovrà essere lo stesso Conte a chiedere per tenersi accanto chi gli è rimasto fedele, a scanso di non trovarsi vicino neppure questi.
C’è poi la partita del Governo. In serata i Cinque Stelle si sono affrettati a smentire le indiscrezioni dell’agenzioa Bloomberg: “Il Movimento smentisce categoricamente una sua uscita dal governo”, si legge. Quindi hanno rivendicato l’impegno a lavorare con la maggioranza: “Oggi (ieri, ndr) il M5S ha lavorato sino all’ultimo minuto, nell’interesse di tutti i cittadini, per ottenere nella risoluzione votata dal Parlamento un chiaro riferimento alla necessità di perseguire un’escalation diplomatica, non militare e un più ampio coinvolgimento del Parlamento in ordine agli indirizzi che verranno decisi nei più rilevanti summit internazionali sul conflitto ucraino. Il costante impegno che abbiamo dedicato a elaborare la risoluzione è la smentita più forte alle voci di una nostra uscita dal governo, che in queste ore sta malevolmente circolando”.
Ciò che però interessa a Giuseppe Conte è chiarire una linea a questo punto nettamente distante da Di Maio e dal nuovo gruppo parlamentare fieramente draghiano. Ed è quanto d’altronde sottolineato anche da Roberto Fico, Grillo e Casalino che in queste ore hanno parlato, sottolineando appunto quelle che a loro dire sono falsità dette contro i Cinque Stelle. Casalino, però, si è spinto oltre: “C’è solo una cosa generale che posso dire dal punto di vista proprio di esperto della comunicazione: quando una forza politica viene così avversata da tutti i media, da tutti i partiti in maniera così esagerata e in maniera così falsa, secondo me, alla fine l’effetto è boomerang. Alla fine si trasforma in un vantaggio per quella forza politica perché c’è un attacco, un’aggressione verso il Movimento 5 Stelle che mi sembra un po’ esagerata”.
Anche Di Battista ha sparato a zero contro l’ex compagno pentastellato: “Un Movimento”, ha scritto su Facebook, “nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno per portare a casa risultati. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone. Si chiama ignobile tradimento“. Un messaggio molto chiaro per l’ex collega, al quale poco prima si era rivolto provocatoriamente anche su Instagram: “Insieme per il futuro? Il futuro di Di Maio”, ha scritto.
Ed è proprio da qui che secondo alcuni il Movimento dovrebbe ripartire: “Occorre ritirare dalla nostra Dibba – ha detto un deputato contiano – È lui che può riaccendere gli animi”. Perché il rischio ora è che tanti altri parlamentari lascino. Conte per il momento sta facendo scudo ed è intenzionato nella sua opera di restyling dei 5S, ma il processo a questo punto è profondamente tortuoso.