Qualcuno prima o poi dovrebbe dire a Luigi Di Maio che il suo fine dovrebbe essere quello di chiarire perché le persone dovrebbero votare Impegno civico, invece di continuare l’asfissiante battaglia contro Giuseppe Conte e il Movimento cinque stelle. Ieri, infatti, l’ultimo attacco: “Quando ero nel Movimento 5 Stelle e abbiamo fatto il 33 per cento nel 2018 era una grande comunità. Oggi non esiste più il Movimento 5 stelle ma il partito di Conte e dei fedelissimi. È un partitino all’8/10 per cento. Oggi quello è il partito di Conte e Grillo si è reso conto che Conte lo sta smantellando. Ma non c’è niente di quello che avevamo costruito”, ha spiegato il ministro degli Esteri a “Diario del Giorno”, su Retequattro.
Fermo restando che ogni critica è legittima, e specificando che ovviamente quel 33% non fu merito solo di Di Maio (ci mancherebbe), fa sorridere che proprio lui dia del “partitino” ai 5S quando “Impegno civico” non è detto neanche arrivi all’1%. Un dubbio legittimo dato che Di Maio, almeno stando alle ricostruzioni giornalistiche, sta cercando modo e maniera per stringere alleanze (anche improbabili) e, magari, per farsi candidare dal Pd. Insomma, un controsenso che non ha ragion d’essere.
Anche perché, se M5S è in realtà “il partito di Conte”, resta la domanda su cosa sia realmente Impegno civico: una formazione politica che ha il mero obiettivo di portare Di Maio & C. alla candidatura alle politiche o una creatura che durerà anche dopo? I dubbi sono tanti. Si accettano scommesse.