La battaglia per riaffermare la legalità a Ostia, il lungomare della Capitale per decenni in mano ad alcuni pericolosi clan locali, ha segnato punti importanti, grazie a un’azione dell’amministrazione Raggi mai vista in passato per determinazione e rigore, oltre che per le operazioni a raffica da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. Ma anche le recenti sentenze non hanno messo fine a un sistema criminale che resta radicato e non rinuncia a sfidare le istituzioni, persino con azioni plateali. L’ultimo schiaffo è denunciato dal consigliere del Movimento Cinque Stelle al Comune di Roma Giuliano Pacetti, che ha documentato sulla sua pagina Facebook la distruzione dei bagni della spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, i segni vandalici nel deposito degli assistenti bagnanti e persino il furto dei secchioni della raccolta differenziata.
Come se non bastasse continuano anche i roghi dei cassonetti. “La legalità dà fastidio”, ha detto la sindaca, scrivendo sui suoi social che “La stagione balneare è appena iniziata e in soli due giorni abbiamo subìto atti intimidatori di questo genere. È intollerabile. Qualcuno evidentemente non gradisce il grande lavoro che abbiamo compiuto sulle spiagge libere del litorale”. La Raggi ha quindi concluso aggiungendo: “Stiamo riportando la legalità e questo, è chiaro, dà fastidio . Noi non ci fermiamo e andiamo avanti sempre #ATestaAlta”. Anche Pacetti ha promesso che l’amministrazione della Raggi – finita sotto scorta per le sue prese di posizione nette contro ogni genere di illegalità, dai clan a Casapound – non si farà intimidire e l’opera di risanamento che si sta portando avanti sul litorale romano non si fermerà. Per questo si punta molto sul sistema previsto di videocamere, anche se la collaborazione più importante è attesa dai cittadini stanchi delle angherie delle cosche che minacciano il territorio, non più intoccabili dopo gli arresti, i sequestri dei beni e le prime condanne.
Le famiglie malavitose però non si arrendono e dietro quello che potrebbe sembrare solo un gesto vandalico in una spiaggia in attesa dell’arrivo dei primi bagnanti della stagione ha perciò ben altro significato. Il Campidoglio, che ha appena varato il nuovo piano delle spiagge, ha faticato non poco per rimettere ordine in un quadrante della città in balìa di nomi noti della delinquenza laziale – gli Spada, i Fasciani, i Triassi, i Caruana e i Di Silvio (imparentati con i Casamonica) – e della sola industria balneare, costretta a subire, se non a doversi consegnare a queste bande. Ma a Roma, e non solo in quel quadrante, accanto agli appetiti della criminalità organizzata c’è una vera e propria moda del gesto vandalico, responsabile di danni per decine di milioni di euro ogni anno. Muri urbani e vetture dei treni e delle metropolitane continuamente sporcati, autobus, parchi e altri beni pubblici danneggiati sono una costante. Prendere gli autori di queste prodezze è raro, e semmai ci si riesca le sanzioni previste sono raramente applicate, pur essendo almeno sulla carta severe.
GESTI CONTINUI. Così gli episodi di questo genere sono praticamente quotidiani. è della settimana scorsa l’incendio del Vivi Bistrot di Villa Pamphili. Un rogo che secondo i titolari dell’attività non è dovuto al racket delle estorsioni ma a un matto che si aggira nel parco anche nelle ore notturne. E di gesti del genere se ne contano molti, sopratutto nelle vaste periferie della città. Maleducazione e criminalità che si saldano in un rifiuto delle regole e del rispetto del bene comune. Spesso nell’indifferenza di chi assiste e non denuncia.