Dopo le frasi sessiste scritte in un articolo sul caso di La Russa junior e una lunga meditazione, l’ad Sergio ha sciolto le riserve cancellando la striscia quotidiana di Filippo Facci. Sandro Ruotolo, giornalista, senatore e responsabile per l’Informazione, le Culture e la Memoria del Pd, secondo lei com’è stata gestita questa vicenda dalla Rai?
“Beh è stata gestita con grande incertezza. Sull’editorialista di Libero c’è tutta una serie di fatti, diciamo di curricula, che erano noti da tempo. I post sessisti di Facci contro Michela Murgia si conoscevano, come anche la sua sospensione da parte dell’Ordine dei giornalisti per le frasi razziste contro l’Islam. Alla luce di tutto ciò, si poteva evitare di pensare a Facci fin dall’inizio. Per fortuna hanno capito l’errore, ponendovi rimedio. Dal canto nostro noi del Pd abbiamo continuamente invitato la Rai a cambiare posizione su Facci per il bene dell’azienda perché, forse qualcuno lo dimentica, il servizio pubblico è un bene di tutti. Del resto se consenti la conduzione di un programma, non l’ospitata, a un giornalista che esterna posizioni razziste e sessiste, commetti un errore madornale. E faccio presente che in questo caso non si trattava di difendere il punto di vista di un intellettuale perché quelli sono crimini visto che il sessismo e il razzismo non sono opinioni. Così abbiamo passato una decina di giorni infuocati ma poi alla fine l’amministratore delegato ha preso la posizione che doveva prendere perché colpevolizzare la ragazza che ha denunciato di essere stata violentata, come ha scritto Facci su Libero, non è consentibile. Certo avrebbe potuto decidere prima ma, come lui stesso ha dichiarato, ha preferito attendere ed evitare di agire davanti alle pressioni politiche e dell’opinione pubblica”.
A viale Mazzini sembra andare tutto storto. Oggi è scoppiato anche il caso della telecronaca della finale dei Mondiali di Fukuoka della gara di trampolino femminile sincronizzato, dove Leonardo Leonarduzzi avrebbe utilizzato frasi sessiste e razziste. Che effetto le fa questa nuova grana?
“Ma è un caso? Io ho visto la dichiarazione del cronista che ha chiesto scusa al pubblico dicendo che si è lasciato andare un po’ troppo. Però rilevo che questo signore qui ha un precedente perché nel 2020, anche questa volta in diretta, ha fatto una battuta sessista. E segnalo che Leonardo Leonarduzzi nel 2018 su Facebook, nell’anniversario del compleanno di Adolf Hitler, gli ha fatto gli auguri di compleanno. Per una persona del genere mi auspico che si istruisca un procedimento disciplinare, poi si faranno le valutazioni in merito alla gravità. Mi chiedo che immagine abbia la Rai di un signore che inciampa in battute sessiste e che nel 129esimo anniversario del compleanno di Hitler gli fa gli auguri su Facebook. È questo il servizio pubblico che vogliamo?”.
Nei giorni scorsi si è molto discusso sui presunti tagli al servizio di Rainews24 su La Russa junior. A denunciarlo il Comitato di redazione che ha criticato il direttore Paolo Petrecca di Fratelli d’Italia. Che ne pensa?
“Questa vicenda mi colpisce perché è il simbolo di come questa destra che ha preso possesso della Rai, ha sbagliato tutto. Ha letteralmente infranto tutte le regole perché non ha aspettato che si concludesse il consiglio di amministrazione che scade tra un anno e addirittura ha fatto una legge contra personam quindi contro il sovrintendente del teatro lirico San Carlo di Napoli per mandarlo via e lasciare il posto al presidente che loro volevano cambiare. Hanno fatto una serie di operazioni che io che sono stato giornalista Rai, assunto nel 1980 e fino al 2011, non avevo mai visto. Quando ci fu l’editto bulgaro, lanciato da Berlusconi il 18 aprile, poi nei fatti Samarcanda, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi non andarono in onda in autunno, aspettando il cambio di presidenza della Rai. Le destre, invece, hanno preso possesso di tutto e senza attendere i tempi naturali. Per giunta stanno inciampando in errori incredibili al punto che sembra di essere in presenza di un’armata Brancaleone. Ma non è così perché l’ad Sergio e il dg Rossi non sono gli ultimi arrivati, anzi sono persone esperte che conoscono bene la Rai”.
Partita la nuova Rai a trazione sovranista, subito diversi big hanno salutato. Come mai da Annunziata a Fazio è iniziata la fuga dal servizio pubblico?
“Riguardo a questi addii mi sento di far notare che per fare un programma, devi avere la sensazione di essere desiderato e supportato mentre questi professionisti si sono sentiti soli e mal sopportati. Evidentemente non hanno ritenuto di poter proseguire la collaborazione e questo, secondo me, è un problema serio che avrà ripercussioni nel tempo. Detto questo, mi pongo soprattutto il problema della loro sostituzione. Oggettivamente sono andati via Annuziata e Fabio Fazio che avevano programmi leader, capaci di fornire un imprinting a Rai3. Mancando questi c’è un problema di immagine di rete ma non sottovaluterei anche il costo economico perché erano programmi di successo. Mi sembra evidente che Rai3 è più povera. Certo arriveranno altri professionisti, leader e programmi di successo ma ci vorrà tempo. E nel frattempo dovrai affrontare dei costi pubblicitari ed editoriali che dovrai recuperare tra enormi difficoltà perché la realtà è che da un giorno all’altro sono spariti pezzi di storia della televisione pubblica”.
Nei giorni scorsi l’ad Sergio ha assicurato che la nuova Rai sarà maggiormente pluralista e con un’offerta più diversificata rispetto al passato. Tra palinsesti e volti nuovi, si sta andando in questa direzione?
“Ad oggi mi sento di dire di no perché mi sembra che non sia garantito il pluralismo. Ci sono i palinsesti e dovremo vederli in opera ma negli uomini non rilevo quella diversa offerta che l’ad Sergio diceva di volere. È tutta maggioranza stretta anche nei ruoli dirigenziali e vedremo come andrà la partita dei vicedirettori che si aprirà a breve. Non le nego che questa situazione a noi del Pd crea molta preoccupazione anche se è evidente che se siamo arrivati a questo punto è per colpa dell’allora premier Matteo Renzi che nei fatti ha dato la governance all’esecutivo della Rai, togliendola dalle mani del Parlamento. Un disastro che ha messo l’industria culturale e informativa più importante del Paese in mano al Governo, pregiudicandone la propria mansione di ‘cane da guardia’ del potere”.