C’è chi punta sulla continuità con il governo dei migliori in fatto di Giustizia, chi propone una revisione delle riforme già approvate e chi, invece, punta a un loro ribaltamento pressoché totale. Insomma sul destino delle toghe italiane sembra esserci grande confusione con i partiti che hanno idee diametralmente opposte e che, programmi elettorali alla mano, propongono tutto e il contrario di tutto. Del resto si sa che la Giustizia, da tempo in panne, è uno dei temi maggiormente divisivi e che scaldano gli animi degli italiani.
Sul destino della giustizia sembra esserci grande confusione con i partiti che hanno idee diametralmente opposte
Quel che sorprende, semmai, è che in questa campagna elettorale si sente parlare ben poco di come le coalizioni intendono agire in materia. Forte del vento in poppa dei sondaggi, le destre si apprestano a smantellare le riforme di Marta Cartabia. Separazione definitiva delle carriere tra giudici e pubblici ministeri – impedendo ogni passaggio tra una funzione e l’altra -, responsabilità civile diretta dei giudici in caso di errori gravi, inappellabilità delle sentenze assolutorie di primo grado ma soprattutto il bavaglio per impedire i processi mediatici.
Questi sono i punti principali anticipati anche da Marcello Pera, di Fratelli d’Italia, che ha detto chiaro e tondo che con la vittoria della coalizione di Centrodestra “coroneremo il sogno di Berlusconi e Craxi” in fatto di Giustizia. Una visione, quella di FdI, Lega e Forza Italia, che potrebbe portare a riproporre la stretta sulla custodia cautelare e magari la prescrizione prevista dalla ex Cirielli e che fu bocciata dalla Corte Costituzionale. Si tratta di proposte che stanno allarmando la magistratura convinta che così la Giustizia anziché migliorare, finirà gambe all’aria.
Anche il Movimento 5 Stelle nel suo programma, da sempre incentrato su legalità e giustizia, prevede una radicale revisione delle riforme Cartabia. Al primo punto del programma, infatti, c’è la volontà di “superare l’improcedibilità nel processo penale” per tornare alla legge Bonafede. Un programma – pressoché l’unico – in cui si fa espressa menzione della lotta alla corruzione che passerà anche dalla trasparenza nell’utilizzo dei fondi del Pnrr. Riguardo ai passaggi di funzione tra giudici e pm, i pentastellati intendono ripristinare la formula dei quattro cambi concessi e che la Cartabia aveva ridotto a uno soltanto.
Prevista anche la depenalizzazione di alcuni reati, la legalizzazione della Cannabis e anche del Fine vita. Ma è sulla lotta alla criminalità organizzata che i 5 Stelle insistono più di tutti visto che intendono inserire l’Antimafia in Costituzione, rendendo impossibile la concessione di benefici penitenziari ai boss mafiosi detenuti che non collaborano con la giustizia. Può sembrare scontato ma il tema della mafia che per il Movimento viene affrontato in un apposito paragrafo, nei programmi di diversi partiti è relegato a una frase o due. Uno scenario in cui si distingue il Terzo polo dove la parola “mafia”, incredibile ma vero, non viene mai neanche citata.
Il Pd, ma anche Calenda e Renzi, puntano a dare continuità al lavoro della Cartabia
Spulciando il programma del Partito democratico di Enrico Letta si capisce che l’idea è quella di dare continuità al lavoro della Cartabia, frutto di un compromesso tra le forze dell’allora maggioranza, cercando di puntare con decisione sulla riduzione dei tempi dei procedimenti e dei costi. Obiettivi che intendono perseguire con il potenziamento della giustizia digitale, con interventi di depenalizzazione per alcuni reati minori tra cui c’è sicuramente la Cannabis visto che nello stesso programma se ne chiede la legalizzazione per uso personale.
Nel testo c’è posto anche per la carenza di organico dell’intero comparto che il Pd spera di superare stabilizzando i precari “per la messa a regime dell’Ufficio del Processo e proseguendo con il reclutamento e assunzione di personale nelle cancellerie e di nuovi magistrati” negli uffici giudiziari, oltre alla riforma complessiva del sistema carcerario che, come noto, è spesso e volentieri sotto l’occhio vigile dell’Ue. A chiedere continuità con la Cartabia non è solo il Pd ma anche il Quarto polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi che mira a riprendere il lavoro portato avanti dalla guardasigilli pur apportando alcune integrazioni o correzioni, in alcuni casi anche piuttosto importanti.
Alcune proposte di riforma della Giustizia, caldeggiate dall’Unione camere penali, ripropongono anche la separazione delle carriere dei magistrati
Tra queste spiccano alcune proposte di riforma caldeggiate dall’Unione camere penali italiane, in particolare la separazione delle carriere, la valutazione dei magistrati e il superamento del sistema correntizio. Non solo. Il Quarto polo strizza l’occhio anche alle destre visto che fa sua la proposta di riformare la custodia cautelare – per impedirne gli abusi -, spinge per limitare i cosiddetti processi mediatici e apre, almeno a parole, alla proposta di Silvio Berlusconi di limitare l’appellabilità delle sentenze assolutorie.