È tornato a parlare oggi, rompendo un silenzio che durava da due anni, dalle colonne dell’Huffington Post. In un’intervista nella quale ha lanciato prima un avvertimento e poi un suggerimento al Partito democratico: “Non ha senso dire stiamo all’opposizione a prescindere. Se vogliono sopravvivere devono incalzare i 5 Stelle ponendo le loro condizioni. Condizioni nette, che parlino agli elettori di sinistra che li hanno abbandonati. Devono togliere ogni alibi e costringerli alla prova del governo”. Insomma, “deve nascere un’alleanza Pd-M5s”. Stiamo parlando di Alfio Marchini, già due volte candidato sindaco di Roma (coi risultati che conosciamo) e oggi ‘semplice’ consigliere comunale dell’omonima lista, ‘Alfio Marchini sindaco’, insieme ad Alessandro Onorato. E però, a spulciare i dati pubblicati sul sito del Comune, a dispetto del motto col quale si presentò ai romani cercando di farsi eleggere primo cittadino – “Io amo Roma” – si scopre che in Campidoglio il ‘nostro’ è un vero e proprio desaparecido. Eppure ‘Alfio’ non aveva cominciato male, anzi.
Tra luglio e dicembre 2016, ovverosia il primo semestre monitorato dopo le elezioni che segnarono la vittoria della pentastellata Virginia Raggi, Marchini si è presentato in Aula Giulio Cesare 20 volte. Nello specifico, 4 a luglio, due ad agosto, tre a settembre, appena una ad ottobre, cinque a novembre e altrettante a dicembre. Onorato, per dire, ha fatto decisamente meglio di lui, con 36 apparizioni (record insieme ad altri 16 consiglieri). Ma il crollo verticale si è registrato nel 2017. Quando, udite udite, l’imprenditore appoggiato due anni fa da Silvio Berlusconi in persona, rimasto celebre per il cambio d’auto, dalla Ferrari a un’utilitaria sul Gra durante la campagna elettorale, è andato in Assemblea appena 15 volte. Proprio così. Marchini si è visto 9 volte in tutto tra gennaio e giugno (2 a gennaio, una a febbraio, una a marzo, due ad aprile, due a maggio e una a giugno) e 6 tra luglio e dicembre: 2 a luglio, zero ad agosto e una volta a settembre, ottobre, novembre e dicembre.
Dopo la sconfitta di due anni fa, il suo nome è finito sui giornali a novembre 2016, quando Marchini venne indagato con altre 22 persone nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma. Poi il buio, fino al ritorno sulla scena di oggi. Le cose non migliorano nemmeno se si prendono a esempio le partecipazioni alle riunioni delle commissioni capitoline. Anzi, peggiorano. Soltanto 3 quelle tra luglio e dicembre 2016 (il record è della grillina Carola Penna con 110), 11 tra gennaio e giugno 2017 e 6 luglio e dicembre sempre dello stesso anno. Totale: 20. Peggio di lui ha fatto solo Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), che però – ma certo non è una giustificazione – è anche deputata e leader di partito. “Ho chiuso con la politica attiva”, ha risposto al giornale online diretto da Lucia Annunziata quando gli è stato chiesto se fosse intenzionato a candidarsi alla guida del Pd. Ma questo, effettivamente, in Campidoglio l’avevano già capito tutti.