Partito democratico, Movimento Cinque Stelle, Verdi, Sinistra italiana, Italia viva, +Europa, Partito della Rifondazione Comunista.
Davanti alla Cassazione per depositare il quesito referendario che chiede l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata, così da avviare la raccolta firme nel Paese – ne serviranno cinquecento mila entro settembre – erano presenti tutte le forze di opposizione (tranne Azione), la società civile, i sindacati (dalla Cgil alla Uil), il mondo delle associazioni (Anpi, Acli, Arci, Cna, Wwf, Legambiente, Demos) e giuristi, da Massimo Villone a Franco Bassanini.
Un esercito compatto che si muove parallelamente al fronte delle cinque regioni giallorosse pronte ad accelerare sull’opzione referendaria.
Il quesito referendario depositato in Cassazione per fermare l’Autonomia differenziata
“Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’Autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?”. Questo il quesito referendario presentato in Corte di Cassazione dai rappresentanti di trentaquattro sigle fra partiti, sindacati e associazioni.
Per abrogare la riforma servirebbe quindi rispondere “Sì”.
Dalle parti di Carlo Calenda fanno sapere che non c’è alcuna riserva “sulla contrarietà all’Autonomia differenziata di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Il dubbio piuttosto riguarda lo strumento referendario, che molto difficilmente potrà raggiungere il quorum (regalando così una facile vittoria al governo). È del tutto evidente, però, che se ci sarà la battaglia referendaria Azione farà la sua parte”.
Le opposizioni pronti alle barricate
Presenti invece i leader e gli esponenti di tutti gli altri partiti di opposizione. “È una bella giornata, siamo qui a presentare insieme a forze politiche e sociali un quesito per fermare l’Autonomia che spacca un Paese che ha bisogno di essere ricucito. Il Governo non ha messo un euro, questo vuol dire che a loro le diseguaglianze stanno bene così”, ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Presente il leader del M5S. “Stiamo offrendo, con questo referendum, l’occasione ai cittadini di contrastare lo ‘spacca-Italia’. Lo firmeremo tutti insieme per evitare la condanna a morte della sanità, dell’istruzione, delle infrastrutture, specialmente nelle aree più in difficoltà del Paese e per evitare che un macigno arrivi sulle imprese del Nord che rischiano di essere soffocate da venti democrazie. Non ci fermeranno con calci e pugni, sventoleremo il tricolore dell’Italia e dell’unità”, ha dichiarato Giuseppe Conte.
“Siamo qui con personalità del mondo democratico. Siamo qui per depositare un quesito referendario che ha l’obiettivo di smantellare lo ‘spacca-Italia’ di Roberto Calderoli, una controriforma che avrà come effetto quello di frantumare il Paese in venti piccoli staterelli incapaci di rispondere ai grandi problemi del nostro tempo, allargando ulteriormente e cristallizzando le diseguaglianze che rendono il nostro un Paese gravemente ammalato”, è stato il commento di Nicola Fratoianni (Sinistra italiana).
“Oggi parte la raccolta firme per fermare questo mercimonio Salvini-Meloni, ossia l’Autonomia differenziata in cambio del premierato: non solo Meloni svende il Sud a Salvini, ma indebolisce il sistema produttivo ed economico, pensiamo all’energia, si frammentano le competenze, è anche un problema per le imprese e l’economia, e per questo chiediamo a Salvini e Meloni di fermarsi”, gli dà man forte il portavoce di Europa Verde e deputato Avs, Angelo Bonelli.
“Italia viva è impegnata nella raccolta firme per il referendum contro l’Autonomia differenziata. Un impegno per dare un messaggio potente al governo Meloni per contrastare una riforma profondamente sbagliata”, ha detto la deputata di Iv, Maria Elena Boschi.
Da Musumeci a Nordio passando per Tajani i dubbi a destra sulla riforma leghista
L’autonomia non scontenta solo il centrosinistra. Dopo i dubbi del governatore della Calabria Roberto Occhiuto, di Forza Italia, anche il presidente del Lazio Francesco Rocca, vicino a Fratelli d’Italia, ha frenato. Non solo.
Dopo il ministro meloniano Nello Musumeci che aveva richiamato all’ordine il governatore veneto Luca Zaia, bocciando la sua richiesta di autonomia sulle materie non Lep, anche il ministro Carlo Nordio ammette che “alcuni problemi di attuazione effettivamente ci sono”.
Mentre il vicepremier azzurro e ministro Antonio Tajani, tra tutti i ministri forse quello più in difficoltà sull’autonomia leghista, annuncia che proporrà la nascita di un osservatorio di Forza Italia di cui faranno parte i governatori, la ministra Casellati, la sottosegretaria al Mef Savino che si occupa dei Lep e i capigruppo, per vigilare sulla riforma. Ma ormai l’Autonomia è legge e Tajani ha poco da vigilare.