Una partenza a razzo. Prima delle urne. E un finale da comprimario. Sconfitto dal plebiscito per il Sì al referendum tagliapoltrone, che pure aveva costantemente cannoneggiato salvo poi lasciare libertà di voto ai suoi elettori. Irrilevante alle Regionali, con i suoi candidati che non brillano. Persino nella sua Toscana, dove sosteneva il candidato del centrosinistra Giani, Matteo Renzi va al di sotto delle aspettative. Fu lui in persona, del resto, nel febbraio scorso, a fissare l’assicella degli obiettivi.
In un’intervista al quotidiano La Nazione in cui, a precisa domanda (Senatore Renzi, l’ultimo sondaggio sulle elezioni regionali è molto incoraggiante. Lei non si accontenta del 10%. E rilancia), rispose con sicumera: “…Certo è che Italia Viva in questa battaglia farà la differenza sia strappando voti borderline che portando nuove persone entusiaste a votare. Il dato del sondaggio è un segnale incoraggiante, ma vogliamo fare di più”.
Ma la sua Italia (sempre meno) Viva è riuscita a fare decisamente meno. Fermandosi intorno al 5% (dato disponibile a scrutinio in corso al momento della chiusura de La Notizia) nella Toscana rossa che ha respinto, con Eugenio Giani, l’invasione delle falangi barbare della Padania leghista, come già fece l’Emilia Romagna con Stefano Bonaccini. Se i dati provvisoria della tarda serata di ieri fossero confermati, la fotografia sarebbe nitida: il neogovernatore batte Susanna Ceccardi della Lega con circa 8 punti di scarto, ben oltre in contributo assicurato alla causa dall’ex sindaco di Firenze.
Che nelle altre Regioni in cui schierava i suoi candidati è riuscito a fare pure peggio. Certificando, da un lato che la sua Italia è al momento più morta che Viva. E, dall’altro, mancando clamorosamente l’obiettivo – non dichiarato ma evidente – di minare la segreteria Pd di Zingaretti con i suoi candidati di disturbo. Come Ivan Scalfarotto in Puglia dove, però, la vittoria netta dell’uscente Michele Emiliano ha mandato all’aria i suoi progetti. Incluso quello, saltato il governatore del Lazio al Nazareno, di rientrare, magari, nel Pd se a succedergli fosse arrivato – a questo punto ipotesi molto improbabile – Bonaccini.
Ma il capolavoro Italia Viva lo ha fatto alle suppletive in Sardegna. Dove il suo candidato ha tolto a quello unitario M5S-Pd i voti necessari per conservare il seggio della grillina Vittoria Bogo Deledda la più votata nel 2018, recentemente scomparsa. Un danno enorme per la maggioranza giallorossa che a Palazzo Madama è appesa alla cabala dei numeri. Insomma, non certo il miglior modo di festeggiare, ieri, San Matteo. Per lui, come pure, per il suo omonimo Salvini.