Sempre alta la tensione sulla delega fiscale. Alla vigilia dell’incontro tra i leader di Forza Italia e Lega e il premier Mario Draghi, che si terrà domani, è scontro totale tra Lega e Partito democratico che se le suonano di santa ragione. Alzano il tiro Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che – si legge in una nota comune – chiederanno “che non si creino le condizioni per l’aumento delle tasse”.
Delega fiscale, domani il premier Draghi incontrerà Tajani e Salvini
Sperano in una mediazione di Palazzo Chigi, che al momento non è affatto scontata considerato che il premier ha garantito che non è intenzione dell’Esecutivo inasprire la pressione fiscale né sulla casa né sui risparmi o sugli affitti. Ma è la Lega ad alzare i toni dello scontro. Obiettivo evitare che sul testo venga messa la fiducia, ipotesi non del tutto peregrina. Pena, uno strappo che ora, sottovoce, non si esclude più tra parecchi parlamentari leghisti.
A denunciare la fiducia come un’opzione “indegna” è pure Giorgia Meloni perché sarebbe “la prima volta nella storia della Repubblica su una legge delega”. La leader di FdI denuncia: “Il Governo si è scritto la delega da solo, vuole mettere la fiducia in Parlamento quindi rendere nullo il lavoro del Parlamento e poi scriversi anche i decreti attuativi”. Un provvedimento blindato non piace nemmeno a FI, che però mostra toni meno guerrieri.
“Siamo convinti che permettere la dialettica parlamentare su un provvedimento così importante sia fondamentale per poterlo migliorare”, osserva il deputato azzurro, Sestino Giacomoni. In ballo c’è una riforma corposa che va dal fisco al catasto e attesa da anni nel Paese. Ma ad alto potenziale esplosivo, per il centrodestra. Non va giù in particolare la ‘rivoluzione’ sulle rendite catastali delle abitazioni che, con la nuova legge, verrebbero adeguate ai valori di mercato dal 2026.
Ma visto che su quelle si calcolano le tasse sugli immobili (come l’Imu o la Tari), per Lega e FI sarebbe l’anticamera per l’aumento delle imposte. Ovvero una patrimoniale mascherata. La Lega rifiuta qualsiasi riferimento temporale all’adeguamento delle rendite. Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze, lo spiega con chiarezza: la deadline del 2026 “si può anticipare al 2023 con qualsiasi emendamento” e cita un emendamento di Leu che propone di “anticipare al primo gennaio 2023 l’articolo 6 della delega fiscale” appunto sul nuovo catasto. Quindi conclude: “La delega fiscale così com’è ora è invotabile”.
La Lega oppone resistenza al sistema duale. “La legge delega prevede di razionalizzare il sistema delle aliquote inserendone una, unica, per tutti i redditi da capitale (e, in via temporanea, due). Significa che, a meno di non portare il prelievo al 10% per tutti, resterà inalterata la tassazione solo sulle rendite finanziarie (oggi al 26%), mentre saliranno quelle sulle locazioni convenzionate (oggi tassate al 10%), sui titoli di stato (oggi tassati al 12,5%) o le cedolari sugli affitti (oggi tassate al 21%)”, spiega il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni.
Contro di lui si scaglia il Pd: “L’uso di un’accesa tattica propagandistica per spaventare i cittadini su inesistenti aumenti di tasse, non è davvero più tollerabile, soprattutto se proveniente da chi ha incarichi di governo”. Replicano i leghisti: “Il Pd ormai è senza argomenti e non trova di meglio da fare che attaccare con sterili e vuote polemiche il sottosegretario Freni. La verità è che la delega fiscale, per come è scritta, rischia di diventare una vera e propria stangata. I dem si confermano, come sempre, il partito delle tasse”, dice Claudio Durigon.