Cambia il nome, ma non la sostanza e la crescita italiana resta da zero virgola. Il prossimo Def, che cambia nome in Documento di finanza pubblica, verrà esaminato domani dal Consiglio dei ministri e prevedrà un Pil contenuto per quest’anno. Peraltro senza includere ipotesi sull’impatto né dei dazi né delle spese per la difesa con il piano di riarmo Ue. La crescita, viene spiegato da fonti di governo, sarà “molto contenuta”, in linea con le recenti stime di Bankitalia che parla di un aumento dello 0,6%. Perciò tutto ciò che si vorrà fare in più, si potrà valutare solo indicando nuove coperture o in deroga alle norme vigenti, sempre che l’Ue consenta davvero di ritoccare il Patto di stabilità. Ipotesi al momento esclusa da Bruxelles.
Gioco di prestigio sul Def: spariscono i dazi e il riarmo, ma la spesa resta “contenuta”
Come se non bastasse, la crescita potrebbe essere persino minore rispetto a quella già contenuta del Def. Che sarà, infatti, un documento “tecnico”, ovvero non verrà incluso il quadro programmatico né verranno previste indicazioni riguardanti le spese per la difesa e soprattutto l’impatto dei dazi. Quindi la crescita dello 0,6% potrebbe, in realtà, essere più bassa a causa della guerra commerciale con gli Stati Uniti. Il documento che verrà presentato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, assicurano fonti governative, rispetterà quanto previsto dal Regolamento Ue del 2024 sulle politiche economiche e di bilancio e dalla legge di contabilità del 2009: sarà articolato in due sezioni e non conterrà al suo interno alcuna previsione programmatica. Insomma, un modo per dire che il governo non inserirà informazioni riguardanti i dazi o il riarmo non per una scelta politica, ma per rispetto delle norme nazionali e comunitarie.