La battaglia era impari: tutto il centrodestra, più Partito democratico, +Europa, Italia Viva e Azione (cui si dovrebbero aggiungere costruttori, sviluppatori immobiliari e progettisti vari) da una parte; Avs e Movimento 5 Stelle (più buonsenso, spregio per le sanatorie, rispetto per l’ambiente e la legalità) dall’altro. Non deve sorprendere quindi se il risultato finale della votazione alla Camera sulla norma Salva-Milano (presentata con un emendamento di Fratelli d’Italia su richiesta del sindaco milanese Beppe Sala) recita 172 voti a favore (del colpo di spugna) e 41 contrari.
Non è un semplice condono, è molto peggio
Non un semplice condono, quello passato ieri, sfortunatamente. Perché, se semplice condono fosse stato, la norma si sarebbe “limitata” a sanare gli oltre 150 cantieri finiti sotto la lente della Procura di Milano perché si sono costruite torri da 80 metri al posto di capannoni a un piano, spacciandole come “ristrutturazione dell’esistente”. Avrebbe azzerato le indagini sui mega-complessi edificati grazie a semplici scie, saltando a pie’ pari i necessari piani urbanistici, nonché le ratifiche (previste anch’esse dalla legge) delle convenzioni urbanistiche da parte di Giunta o Consiglio comunale. E avrebbe chiuso ogni investigazione sugli oneri (dovuti) ma mai incassati da Palazzo Marino.
No, la legge votata ieri è molto più nefasta, perché con la scusa di “rimettere ordine alla materia”, estende quella deregulation meneghina – certificata da tutti i giudici che fino a oggi sono stati chiamati a esprimersi sulle inchieste (3 Gip, Tribunale del Riesame, Tar, Corte di Cassazione, Corte dei Conti), segnale evidente che forse le regole tanto oscure non erano… – a tutta l’Italia.
Per Avs è un decreto che “salva tutto”
Come ha sottolineato il capogruppo Avs Devis Dori in aula: “Con la formula dell’interpretazione autentica con effetti retroattivi si introduce una mega sanatoria edilizia a posteriori senza sanzioni. Il decreto salva tutto, non solo gli abusi di Milano, ma quelli fatti ovunque: è un testo che farà male al Paese, un ‘tana libera tutti’ che, per salvare qualche torre a Milano, introduce un sistema applicabile in tutta Italia”.
Non solo, l’inedito matrimonio destra-Pd rappresenta anche un appoggio dei dem alla crociata anti-magistratura della maggioranza, visto che la norma mira a sterilizzare le inchieste aperte al palazzo di Giustizia. “Il ‘Salva Milano’ entra a gamba tesa nei procedimenti giudiziari in corso, porta in avanti lo scontro della destra verso il potere giudiziario”, ha infatti aggiunto Dori.
“Un provvedimento nato dall’inciucio tra Pd e destre”
Un tema sottolineato anche dall’M5s Agostino Santillo: “Sono in corso a Milano oltre 100 inchieste della procura sugli abusi edilizi. Invece di aspettare le indagini, voi tutelate gli speculatori. State salvando gli affaristi, tutti coloro che stanno facendo di Milano un Far West della cementificazione, i palazzinari”, ha aggiunto Santillo, “E la cosa più assurda è che questo provvedimento nasce dall’inciucio delle destre con il Pd”.
Non siamo noi che votiamo con la destra, è la destra che si è avvicinata a noi
Per i dem, invece, quella votata ieri è una norma che segna “un passo avanti verso la rigenerazione urbana, verso città più sostenibili e a misura di cittadino, basato su un modello che mette al centro la qualità della vita e il rispetto dell’ambiente”, come ha spiegato la milanese Silvia Roggiani. Che sull’alleanza con la destra ha puntualizzato: “Il Pd oggi vota a favore di questo provvedimento non perché intende fare compromessi con la destra, ma perché il governo e i parlamentari di centrodestra sono venuti sulle nostre posizioni”.
Esulta il presidente leghista Attilio Fontana: “Io e Sala contenti”
Sarà, ma il dato di fatto è che a gioire per l’avvicinamento del centrodestra alle posizioni del Pd è stato in primis il presidente della Lombardia, Attilio Fontana: “Sarà soddisfatto il sindaco (Beppe Sala, ndr), noi anche siamo soddisfatti, abbiamo combattuto al suo fianco, perché riteniamo che si debba arrivare a una ripartenza del comparto dell’edilizia che per Milano e Lombardia è sempre importante”.
E dietro a lui tutta la destra, come il meloniano Fabrizio Rossi (“Finalmente, con questo provvedimento, abbiamo dato una interpretazione aggiornata ad una norma vetusta, nata nel 1942. Quando vediamo nei cieli delle nostre città alzarsi una gru, aprire un nuovo cantiere, vuol dire che nel nostro Paese si muove anche il mondo dell’economia, del lavoro, della produttività e della ricchezza”) o la forzista Erica Mazzetti (“Massimo rispetto per le indagini della magistratura, ma la politica ha preso in mano la situazione, anche perché la stessa giunta meneghina a guida Pd ci aveva sollecitato più volte. In questo modo, diamo certezze sia agli imprenditori sia alla pubblica amministrazione; ciò non si limita alla sola Milano ma vale per ogni città d’Italia, dove migliaia di cantieri, e di investimenti, sono ancora bloccati soprattutto per la paura della firma”).
In effetti la lobby del mattone ha molto meno paura. Anzi ringrazia.