Salvare il Paese da un lockdown di fatto e, al contempo, salvaguardare la salute pubblica. Questa la missione che ha portato il premier Mario Draghi ha firmare, mercoledì sera (leggi l’articolo – qui il focus), il decreto legge che riduce i tempi della quarantena per i vaccinati e la annulla per chi ha ottenuto pure la dose booster. Insomma una misura che, sulla carta, sembrerebbe aver accontentato tutti ma che, invece, in queste ore è finita nel mirino sia degli esperti che di gran parte dei presidenti di regione.
Proprio dai governatori sono arrivate le maggiori critiche. Da nord a sud e rigorosamente bipartisan, alcuni di loro hanno puntato il dito contro il governo reo di aver perso troppo tempo per poi giungere ad una soluzione che potrebbe avere effetti minimi. Tra i più critici il presidente della Liguria, Giovanni Toti, che in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato: “Il governo ci ha ascoltato sulla quarantena accorciata per non bloccare il Paese ma resta una timidezza sull’estensione del Green Pass rafforzato ad altre categorie, come il mondo del lavoro pubblico e privato, che non comprendo”.
Del resto, spiega, il vaccino deve diventare “il gold standard per lavorare e avere una vita normale”, per questo si dice favorevole all’imposizione di un apposito obbligo. Una posizione che assicura essere condivisa anche dai governatori leghisti del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e quello del Veneto, Luca Zaia. Non va meglio coi governatori del centrosinistra.
“Al di là delle misure relative a tamponi e tempi di quarantena che prendono atto della realtà di fatto, le misure del Governo per l’emergenza Covid appaiono del tutto insufficienti” tuona il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, secondo cui “si prosegue sulla linea delle mezze misure e del tempo perso” visto che, a suo dire, non si comprende come mai le nuove misure diventeranno esecutive “fra 15 giorni”.
Critico pure Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, che sui social ha spiegato che “le nuove misure introdotte dal Governo per contrastare questa fase inedita della pandemia spingono ulteriormente sulle vaccinazioni, distinguendo tra chi è protetto e chi no. A partire dalle regole sulla quarantena e l’accesso alle attività sociali”, “ma è venuto il momento di introdurre il Green Pass rafforzato anche per tutti i luoghi di lavoro”. Si tratta di una “misura che come Regioni avevamo già chiesto in quest’ultimo decreto, perché è l’unico modo per salvaguardare gli ospedali, la scuola, le attività economiche, la cultura e la socialità”.
FORTI PREOCCUPAZIONI. Qualcuno potrebbe pensare che si tratta di frasi che fanno parte del normale gioco della politica ma che qualcosa non stia funzionando lo pensano anche gli esperti. In particolare la Fondazione Gimbe ha lanciato l’allarme spiegando che “si rischia un lockdown di fatto, indipendentemente dalla modifica delle regole sulla quarantena con l’emersione di un numero enorme di casi”. Questo perché siamo in presenza di una impressionante impennata di nuovi casi, addirittura del +80,7%, che sono emersi anche grazie all’aumento di tamponi pre festivi.
Sfortunatamente sono ripresi a salire anche i decessi (+16,1%) e i ricoveri in area medica (+20,4%), come quelli in terapia intensiva (+13,1%). Cosa ben più grave, viene rilevato che tra il 22 e il 28 dicembre c’è stato il crollo dei nuovi vaccinati over 12 (-47,5%). “Con Omicron bisogna spingere sulle vaccinazioni, perché con la corsa ai tamponi per inseguire i contagi il paese è a rischio paralisi” chiude il report.