Con 99 voti favorevoli, 65 contrari e un astenuto, il Senato ha approvato oggi in via definitiva il decreto flussi, chiudendo l’iter di un provvedimento controverso che ridisegna il sistema di gestione dell’immigrazione. Ma cosa cambia con la conversione del testo rispetto alla stesura originaria del decreto?.
Paesi sicuri
Il concetto di “Paesi sicuri” diventa centrale per valutare le domande di protezione internazionale. In base alla nuova norma, un elenco di 19 Stati è stato fissato per legge: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia.
La decisione nasce anche dalla necessità di affrontare le critiche sollevate dal Tribunale di Roma e dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che avevano messo in dubbio la sicurezza di alcuni Paesi. Restano esclusi Camerun, Colombia e Nigeria, ritenuti non conformi agli standard richiesti. L’elenco verrà aggiornato annualmente attraverso una relazione inviata alle commissioni parlamentari.
Corti d’appello e trattenimenti
Una delle modifiche più discusse riguarda lo spostamento della competenza sui trattenimenti dalle sezioni specializzate dei Tribunali alle Corti d’Appello, in composizione monocratica. Questo cambiamento, battezzato “emendamento Musk” per la coincidenza con una polemica del proprietario di X contro i giudici italiani, mira a centralizzare e accelerare le procedure. Le nuove norme entreranno in vigore 30 giorni dopo la pubblicazione della legge, per consentire alle Corti d’Appello di organizzarsi.
Ricongiungimenti familiari
Si stringono i requisiti per il ricongiungimento familiare. I richiedenti dovranno dimostrare una permanenza legale di almeno due anni in Italia, raddoppiando il precedente limite di un anno. Inoltre, l’alloggio destinato al familiare dovrà rispettare specifiche norme igienico-sanitarie e di capienza. Questi criteri, secondo il governo, garantiranno una maggiore sostenibilità, ma rischiano di escludere molti nuclei familiari.
Ispezione dei dispositivi elettronici
La norma consente alle autorità di accedere immediatamente ai dispositivi elettronici degli stranieri rintracciati durante l’attraversamento irregolare delle frontiere o in operazioni di salvataggio. L’obiettivo dichiarato è facilitare l’identificazione, ma restano dubbi sulla tutela della privacy e sulle modalità di applicazione della misura.
Riduzione dei termini per l’impugnazione
Il decreto dimezza i termini per presentare ricorso contro i provvedimenti in materia di protezione internazionale, accelerando il processo decisionale. Questo cambio organizzativo rischia però di comprimere ulteriormente il diritto di difesa dei richiedenti asilo.
Contratti secretati e motovedette
Gli appalti pubblici relativi alla fornitura di mezzi e materiali destinati a Paesi terzi saranno secretati. La misura riguarda anche le motovedette cedute a Paesi come Libia e Tunisia. Secondo le Ong, come Emergency, questa mancanza di trasparenza potrebbe mascherare pratiche discutibili nelle operazioni di controllo delle frontiere.
Ingressi lavoratori stranieri
Il decreto prevede un incremento delle quote per i lavoratori stagionali, portandole a 110.000 unità per il 2025, di cui 47.000 riservate al settore agricolo. Sono inoltre previsti 10.000 nulla osta al lavoro fuori quota per colf e badanti. Novità anche nella gestione delle procedure: dal 2025 tutto il processo sarà digitalizzato, con l’obiettivo di ridurre tempi e inefficienze.
Protezione speciale e nuove ipotesi di respingimento
La revoca della protezione speciale passa alla Commissione nazionale per il diritto di asilo, che potrà agire in caso di rischio per la sicurezza dello Stato. Viene ampliata anche la possibilità di respingimento, includendo i migranti soccorsi in mare o rintracciati nelle aree di frontiera.
Misure di sicurezza e permesso temporaneo
Tra le novità più rilevanti, il decreto introduce un permesso temporaneo di 60 giorni per i lavoratori stagionali il cui contratto è scaduto, consentendo loro di cercare un nuovo impiego senza rischiare l’espulsione immediata. Viene inoltre istituito un permesso speciale di sei mesi per le vittime di sfruttamento lavorativo che collaborano con le autorità.
Con queste disposizioni, il governo Meloni punta a un controllo più stringente sui flussi migratori e a una gestione più efficiente delle richieste. Tuttavia, l’impatto concreto di queste misure, specie in termini di diritti umani e trasparenza, resta un tema divisivo che non mancherà di animare il dibattito pubblico.