Nel 2023, le domande di ingresso per lavoro sono state sei volte superiori rispetto alle quote fissate dal governo, con solo il 23,52% delle quote trasformate poi in permessi di soggiorno e impieghi stabili e regolari. La percentuale di permessi rilasciati è significativamente inferiore rispetto al 2022, quando il tasso di successo era del 35,32%, ma con un numero di quote inferiore. Questi dati emergono dal dossier “I veri numeri del decreto flussi: un sistema che continua a creare irregolarità” della campagna Ero Straniero, che monitora il sistema di ingresso per lavoratori dall’estero.
La campagna Ero Straniero rileva che il sistema, nonostante le procedure semplificate, rimane rigido e complesso, risultando insufficiente rispetto alle richieste del mondo produttivo e mantenendo criticità profonde che generano irregolarità e precarietà. L’analisi si basa sui dati dei decreti flussi del 2022 e 2023, ottenuti tramite accesso civico ai ministeri dell’Interno, degli Affari Esteri e del Lavoro e Politiche Sociali. Il report è disponibile sul sito della campagna ed è stato presentato al Senato da vari rappresentanti di associazioni e accademici.
Nel 2023, le domande pervenute nei “click day” sono state 462.422 contro 82.705 posti disponibili. Nel 2022, le domande erano 209.839 rispetto a 69.700 posti. Queste domande extra-quota rappresentano lavoratori che sarebbero entrati regolarmente e in sicurezza, senza altre modalità per lavorare in Italia. Inoltre, molte quote non vengono utilizzate: nel 2022, solo 55.084 nulla osta su 69.700 quote disponibili sono stati rilasciati, pari al 79,03%.
Domande sproporzionate e quote insufficienti, procedure lente e macchinose e migliaia di persone a rischio irregolarità: i risultati del dossier della campagna “Ero straniero” sul decreto flussi
Altro passaggio critico è il rilascio dei visti per l’ingresso. Al 31 gennaio 2024, su 74.105 ingressi previsti per il 2023, sono stati rilasciati 57.967 visti e rifiutati 10.718. Tuttavia, delle persone che hanno ottenuto il visto, il 67,15% era ancora in “attesa convocazione”, indicando un evidente blocco del meccanismo. Anche per le quote 2022, ci sono oltre 2.300 visti pendenti, dimostrando un significativo allungamento dei tempi rispetto ai limiti di legge. Il dato più preoccupante riguarda la finalizzazione della procedura: su 74.105 posti disponibili nel 2023, solo 17.435 domande sono state completate con la sottoscrizione del contratto e la richiesta di permesso di soggiorno per lavoro, pari al 23,5%. Per il 2022, il tasso è leggermente più alto, al 35,2%. Solo una piccola parte dei lavoratori riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e giuridica, ottenendo lavoro e documenti, mentre molti altri scivolano nell’irregolarità e precarietà, rendendoli vulnerabili.
Eppure un possibile strumento per evitare che molte persone diventino irregolari esiste già: la legge prevede infatti un permesso di soggiorno per attesa occupazione in caso di indisponibilità del datore di lavoro. Tuttavia, nel 2022 sono stati rilasciati solo 146 di questi permessi, e 84 fino a gennaio 2024 per il 2023, numeri del tutto insufficienti. Ero Straniero riconosce alcuni elementi positivi introdotti negli ultimi anni, come il coinvolgimento delle associazioni datoriali, che ha semplificato la procedura e aumentato l’efficacia. Inoltre, il decreto flussi 2022 ha visto 6.702 domande da partecipanti a programmi di formazione nel paese d’origine, rispetto ai 1.000 posti iniziali, indicando che la formazione nei paesi di origine può essere una strada proficua per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il dossier include testimonianze di lavoratori, datori di lavoro e associazioni di categoria, raccolte presso il patronato Cna e nel progetto di ricerca “Aspire” finanziato dall’Unione Europea. Queste storie evidenziano le difficoltà del sistema attuale e l’urgenza di riforme per garantire un ingresso legale e sicuro dei lavoratori stranieri, contribuendo alla crescita del paese.