Com’è noto, il cosiddetto Decreto flussi stabilisce in quale quota complessiva siano ammessi in Italia, per motivi di lavoro subordinato e di lavoro autonomo, i cittadini stranieri residenti all’estero.
Decreto flussi, Cafà: “La formazione dei lavoratori in entrata avvenga nei paesi di provenienza. Sarebbe un bene per le persone, le imprese e l’intero sistema Paese”
“Così com’è impostato, il Decreto flussi garantisce, senza dubbio, la sopravvivenza di alcuni settori produttivi strategici del nostro Paese, quali l’agricoltura, il turismo, l’alberghiero, l’edilizia, l’autotrasporto” commenta il presidente dell’associazione datoriale Cifa Italia, Andrea Cafà.
“Non garantisce, invece – aggiunge Cafà – che a entrare in Italia siano lavoratori professionalmente qualificati, anzi in genere arrivano persone che non possiedono né competenze linguistiche adeguate né competenze specifiche né conoscenze basilari sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.
“Le conseguenze sono sotto i nostri occhi: mancata integrazione sociale, isolamento, alto numero di assenze dal lavoro a causa dei numerosi infortuni, aumento dei costi per la sanità e per l’Inail, bassa produttività per le imprese e riduzione della crescita complessiva dell’Italia”.
“A fronte di tutto questo, Cifa Italia propone un modello di gestione che si integri con lo spirito del Decreto flussi e preveda che la formazione dei lavoratori in arrivo avvenga nei paesi di provenienza. Questo sarebbe un bene per le persone, per le imprese e per il Paese”.
“Questo modello lo presenteremo a breve nel corso di un evento che Cifa Italia terrà nell’ambito del Festival del Lavoro 2023 di Bologna. L’assise annuale dei consulenti del lavoro ci sembra il contesto più opportuno per discutere un tema tanto attuale e per proporre la soluzione che abbiamo individuato”.