di Sergio Patti
Voleva essere una buona notizia per le imprese. Ma i diretti interessati non l’hanno presa mica così bene. La mossa del governo – una mossa da fine corsa per un esecutivo ormai al capolinea – è quella di una manovra in due tappe per pagare i debiti della pubblica amministrazione. La prima tappa prevede di sbloccare 20 miliardi nella seconda metà del 2013 e la seconda, ulteriori 20 miliardi nel corso del 2014. Con l’aria che tira Palazzo Chigi si attendeva un “evviva” generale, ma siccome nessuno sa fare i conti meglio degli imprenditori, è bastato poco per capire che l’offerta era piccola piccola. E dunque via con le proteste, a partire dal leader di Confcommercio carlo sangalli, che ha svelato apertamente come la “concessione” in realtà non sia che l’ultimo escamotage per dilazionare ancora una volta i debiti delo Stato verso loe imprese. E dire che era molta ieri l’aspettativa per il consiglio dei ministri che aveva all’ordine del giorno proprio le misure per favorire l’accelerazione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso i suoi fornitori.
Debito gigantesco. Il debito dello Stato verso le imprese è stimato in 70 miliardi. La giornata, inoltre, non si era aperta nel modo più sereno, visto che i sindaci riuniti dall’Anci (l’associazione dei comuni italiani) si riunivano in contemporanea con il consiglio dei ministri per denunciare il blocco di enormi risorse pubbliche a causa di un Patto dii stabilità che ormai tutti, anche nella più rigorosa Europa, chiedono di allentare.
L’annuncio di Monti ha quindi gelato. Nonostante il comunicato del governo che stima l’impatto della manovra decisa ieri sulla crescita dell’economia e sull’andamento dei conti pubblici per gli anni 2013 e 2014, le imprese (e i comuni) si attendevano di più. Attesa legittima, d’altronde, come legittimo è vedersi riconosciuto il pagamento per i beni e servizi venduti a un qualunque cliente, fosse anche lo Stato e le sue amministrazioni periferiche.
Allarme di Sangalli. ”Sull’emergenza debiti della pubblica amministrazione – ha detto il leader di Confcommercio – si sta giocando con la pelle delle piccole e medie imprese che stanno scontando gli effetti di una crisi che si fa più lunga e profonda del previsto. Dopo il via libera dell’Europa e la lunga lista di coloro che si dicono favorevoli allo sblocco, assistiamo ora all’ennesimo rinvio, di fatto, e senza individuare soluzioni immediatamente operative. Per molte imprese soprattutto quelle dei servizi il pagamento dei debiti è questione decisiva per la stessa sopravvivenza dell’attività e stupisce che ancora non si sia data una risposta a questa emergenza. Ogni giorno che passa molte imprese chiudono perche’ lo stato non onora i suoi debiti e questo è inaccettabile”. Il pagamento dei debiti dello Stato è ormai la questione centrale per le imprese, soprattutto quelle medie e piccole, come protesta da tempo la Cna, la maggiore confederazione del settore.
Lacunosa la risposta del governo, per voce dello stesso premier uscente Mario Monti, in una conferenza stampa con il ministro dell’Economia Vittorio Grilli e il ministro delle Politiche Comunitarie, Enzo Moavero. Oltre al pagamento di soli venti miliardi entro quest’anno (senza fornire altri importanti dettagli), Monti ha promesso anche un allentamento dei vincoli del patto di stabilità, ora che il rigore di bilancio – ha sostenuto – ha riportato il paese in sicurezza. “Non basta – ha replicato Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato e portavoce di Rete Imprese Italia – ma serve una soluzione complessiva e di impatto immediato per risolvere un problema che ha messo in ginocchio le imprese italiane. Sfruttiamo – ha aggiunto – l’apertura proposta dalla Commissione Europea per ‘scontare’ dal calcolo del deficit pubblico il pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese e facciamo subito un provvedimento che consenta agli Enti pubblici di saldare i debiti. Ma senza procedure complicate e inefficaci”.