Professore Domenico De Masi, sociologo del Lavoro tra i più accreditati in Italia, cosa dobbiamo aspettarci dall’anno che verrà sul piano economico e su quello politico?
“Partiamo dalla premessa che i sociologi non sono profeti, non indoviniamo quello che succede ma possiamo provare solo a immaginare cosa accadrà anche in base al mutato scenario politico. Lo scorso anno avevamo un governo in cui c’erano la destra e la sinistra assieme ma non c’era Giorgia Meloni. Quest’anno abbiamo un governo tutto imperniato sulla Meloni. Il 2023 sarà un anno unico nel suo genere. Perché dopo 70 anni di epoca repubblicana per la prima volta abbiamo la destra al potere. Anzi tre destre e quando sono tre una è quasi obbligata a essere estremista. Non si può certo dire che noi quando c’era la sinistra dovessimo aspettarci una politica economica tutta di sinistra e ora che c’è la destra una politica economica tutta di destra. Anche perché non c’è coerenza nell’ambito dei singoli partiti. Per esempio la sinistra ha fatto parecchie cose neoliberiste, come le privatizzazioni, dunque è stata incoerente. Ma anche la Meloni che in qualche modo dovrebbe fare una politica economica centrata sullo Stato sociale sta facendo delle cose prettamente neoliberiste. A quanto pare il neoliberismo si è infiltrato sia nella sinistra sia nella destra. La destra è basata sugli individui e non sulle classi sociali, non sulla società. Come diceva la Thatcher non esiste la società ma gli individui. La destra è più attenta alla libertà del mercato, alla concorrenza, a uno Stato che lascia fare. Questo concetto però, che è alla base del neoliberismo, appartiene soprattutto a Matteo Salvini e a Silvio Berlusconi e non dovrebbe, in teoria, appartenere alla Meloni che, come ho detto prima, dovrebbe avere una politica economica di Stato sociale, dove lo Stato svolge un ruolo forte. Per Salvini e Berlusconi, invece, che sono neoliberisti lo Stato dev’essere debolissimo e il mercato privato deve dominare su tutto. Ora su questa visione tutte e tre le destre dunque paiono concordare. Per quanto riguarda l’economia avremo due varianti ancora in gioco. Un residuo di Covid, assieme alla paura che possa tornare da un momento all’altro una pandemia, e il problema della guerra, la cui soluzione non pare vicina, e che influenzerà non solo l’economia ma anche la politica e la società nella sua interezza. L’unica cosa sicura, essendoci per la prima volta nella storia repubblicana una destra al potere, sarà che la sinistra si vedrà costretta a prendere atto della situazione inedita di opposizione e che tornerà in qualche modo il conflitto. Con questi governi ammucchiata che avevamo prima – da Monti in poi per capirci – ci eravamo disabituati al conflitto. Ora essendoci una destra forte la sinistra è costretta a fare la faccia arrabbiata. Ci aspettano mesi di conflittualità maggiore di quella che avevamo in passato. Il che significa che torneranno in auge la politica e il sindacato mentre finora è stata dominante l’economia. Ora in primo piano ci sarà la conflittualità e questo ci riporta in qualche modo agli anni dello Statuto dei lavoratori, agli anni del conflitto forte che si risolse con ottime vittorie dei lavoratori”.
Tutto il mondo pare avviarsi verso una probabile recessione, seppur soft. Oltre alla cause esterne (shock energetico e guerra) c’è una crisi del sistema capitalistico?
“Il regime capitalistico è vivo più che mai e non siamo mai stati così lontani dal socialismo come ora. Quando c’era la sinistra al potere non è che fossimo vicini al socialismo ma perlomeno non ce ne allontanavamo. Ora vige una mentalità neoliberista, grazie a Salvini e Berlusconi, e una visione autoritaria e centralizzata più forte per quanto riguarda Fratelli d’Italia e Meloni. Il capitalismo è fortissimo oggi più che mai. E quando non sa che fare fa le guerre e niente va meglio per i capitalisti in questa sciagurata situazione dal momento che hanno tutto da guadagnare dal commercio con le armi. Chi si sarebbe mai sognato di avere un ministro della Difesa (Guido Crosetto, ndr) che fino al giorno prima era presidente dei costruttori di armi? Se la sinistra è all’opposizione la destra, che è la parte sociale dei capitalisti, è in auge. Anche queste prime cose fatte da Meloni sono tutte a favore dei capitalisti non certo a favore del proletariato. Elevare la somma di denaro liquido, ridurre il Reddito di cittadinanza sono regali al capitalismo”.
Questa Manovra ha avuto il via libera di Bruxelles per la prudenza che manifesta sul fronte del contenimento della spesa corrente.
“Sì ma i tagli alle spese fatte non riguardano il capitalismo ma il proletariato. Come quelli fatti ai secondini delle carceri che già vivono in una situazione terribile, hanno a che fare con i delinquenti, sono già pagati poco. Senza considerare che sono anni che il loro contratto di lavoro non viene rinnovato. Ma l’Europa nicchia su questo perché è tutta quanta neoliberista. Il grosso della Manovra sarà contro i poveri”.
Eppure anche le imprese si lamentano di questa legge di Bilancio.
“Ma loro si lamentano sempre. E lamentandosi stanno avendo miliardi su miliardi. Dai 16,5 che ebbero dal Jobs Act a quelli avuti con la pandemia. E poi protestano perché i poveri hanno avuto 8 miliardi l’anno. Ma i ricchi ne hanno avuto venti volte di più”.
Le aziende cercano personale ma non sono disposte a pagarlo di più.
“Le imprese continuano a comprare tecnologia con cui sostituiscono i lavoratori e quel poco che si assume è con contratti a tempo determinato. In realtà però ora, a dir la verità, si stanno riducendo i contratti a termine a vantaggio di quelli a tempo indeterminato perché i lavoratori non si trovano. Siamo arrivati a stipendi così da fame che non vale la pena lavorare, ma conviene tenersi il Reddito di cittadinanza e rimanere disoccupati. Gli imprenditori devono capire che se siamo in un regime di mercato non possono pretendere di trovare personale se non aumentano gli stipendi. La verità è che siamo in un regime capitalista dove domina il mercato ma quando gli fa comodo i datori di lavoro se lo ricordano quando non gli fa comodo si lamentano. La lotta che non hanno fatto i sindacati la stanno facendo oggi i singoli lavoratori, rifiutandosi di accettare stipendi da fame”.
Cosa dobbiamo aspettarci per il nostro Welfare?
“Tagli. Il governo è in crisi e di destra e allora la prima cosa che fa taglia il welfare. Ci scommetto qualunque cosa che andrà a finire così”.
Questa Manovra così votata all’austerity con tagli di spesa e zero investimenti ci porterà dritti in recessione?
“E certo. Non c’è un euro. Anzi gli unici soldi che hanno trovato – l’unica misura coraggiosa di questo governo – sono stati quelli per le armi. E a questo si è opposto solo il M5S. Il Pd è stato d’accordo: una vergogna”.
La Bce ha alzato i tassi di interesse e questo si tradurrà in maggiori rate per mutui e prestiti.
“Tutte cose prevedibili. Questa è la macchina neoliberista dell’economia: tutto si tiene. Ed è questa la strada che si continuerà a percorrere”.
Quali riforme andavano fatte per mettere in sicurezza il lavoro?
“Subito la riduzione dell’orario di lavoro, altrimenti non c’è rimedio alla disoccupazione, e subito il salario minimo. L’orario di lavoro va eguagliato a quello tedesco: in Germania lavorano 1400 ore l’anno da noi 1800. E poi serve una legge per stoppare una volta per tutte il triste fenomeno dei lavoratori poveri”.