Ha scelto le 7 del mattino di lunedì per annunciare una decisione che era nell’aria da tempo: Luigi de Magistris si è dimesso da portavoce di Unione Popolare. All’alba di inizio settimana sulla sua pagina Facebook rende noto di voler abbandonare la leadership del cartello che si è presentato alle politiche del 2022 e che non è mai decollato per i difficili rapporti interni alla galassia della sinistra radicale.
Luigi de Magistris si è dimesso da portavoce di Unione Popolare. Il progetto mai decollato per i difficili rapporti interni
“Non più rinviabili ragioni di natura professionale e personale – scrive l’ex sindaco di Napoli – su cui si sono aggiunte riflessioni anche politiche, non mi rendono più possibile ricoprire l’incarico di portavoce di unione popolare. La passione civile e la mia esperienza soprattutto di magistrato e di sindaco saranno come sempre al servizio del bene comune”. Le riflessioni politiche risiedono in alcune dinamiche che si sono aperte nell’ultimo anno e, soprattuto, nella scelta che vede ancora una volta la città al centro del percorso politico di de Magistris come spiega il suo secondo passaggio: “da combattente per la giustizia e per la verità – prosegue l’ex magistrato – sarò sempre in prima linea per l’attuazione della costituzione antifascista, per la pace contro le guerre, per la giustizia economica, ambientale e sociale, per la questione morale (spina dorsale del mio agire istituzionale e politico), contro mafia e corruzione, per la fratellanza tra i popoli, per il sud e soprattutto per Napoli”. Appunto, “per Napoli”. Ed è lì che risiede il nuovo-vecchio obiettivo: tornare a Palazzo San Giacomo. C’è da fare però prima un passo indietro e capire dove risiedono le cause di queste dimissioni e del sostanziale fallimento del progetto “unitario” di Up che in de Magistris aveva il suo leader politico-mediatico.
La scelta di Rifondazione in Sardegna a sostegno di Soru è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso
Bisogna andare in Sardegna e alle ultime elezioni regionali per capire questa accelerazione con il successivo annuncio di lasciare la leadership. De Magistris non ha digerito la scelta di Rifondazione Comunista, una delle sigle che hanno animato il cartello elettorale alle politiche del 2022, di appoggiare Renato Soru insieme a Italia Viva di Matteo Renzi (nemico giurato di Dema) e Azione di Carlo Calenda. Questa scelta ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un contenitore dove il ceto politico si guarda in cagnesco. Nonostante l’ennesima sconfitta che ha condannato la sinistra radicale a stare fuori dal Parlamento il pulviscolo di sigle non ha mai messo in campo il progetto politico. Anche tra Potere al popolo e Luigi de Magistris il confronto si basa su una “pace fredda”.
La nuova corsa a Palazzo San Giacomo per tornare a fare il sindaco di Napoli dopo il doppio mandato del 2011-2021
In questo scenario de Magistris guarda a Palazzo San Giacomo e come nel 2011 vuole costringere l’arcipelago di sigle, comitati, micro-partiti e sindacati di base a seguirlo in questo tentativo per fare il sindaco bis. Mancano ancora due anni e prima delle comunali ci sono le europee e le regionali. Però la decisione è presa e l’organizzazione inizia a muoversi dal basso: l’obiettivo è tornare sindaco di Napoli.