I modi ruvidi del presidente della Regione Campania non sono una novità. E note sono anche le molte grane avute con la giustizia dall’esponente del Pd, poi in larga parte finite con archiviazioni o assoluzioni. In pochi però si sarebbero aspettati che mentre il segretario Nicola Zingaretti si affanna a cercare di ridare un po’ di smalto al Partito democratico, presentandosi come l’unica alternativa alla Lega, un assist a Matteo Salvini arrivasse ieri proprio da Vincenzo De Luca. Il governatore è sulla stessa linea del capitano: l’abuso ufficio va abolito.
Intervenendo a un convegno organizzato dalla Cisl Campania Funzione Pubblica, sul futuro della pubblica amministrazione, De Luca ha definito la norma demenziale. E poi bordate alla legge Severino, che consente di sospendere dall’incarico i politici che vengono condannati anche solo in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione. “Secondo la Legge Severino, che è una norma per tutelare la vera casta – ha sostenuto il presidente della Regione Campania – un funzionario o un amministratore che venga condannato in primo grado, si vede il dimezzamento dello stipendio, il demansionamento e lo spostamento a settori non operativi. Si rovina la vita”.
Del resto le molte indagini che lo hanno coinvolto proprio con l’accusa di abuso d’ufficio a De Luca devono bruciare ancora molto. Tanto da fargli strizzare l’occhio al ministro dell’interno Matteo Salvini. Il presidente venne indagato per la variante al Piano urbanistico attuativo del 16 marzo 2009, quello per la realizzazione dell’edificio Crescent sul lungomare della sua Salerno, e poi assolto. E in precedenza, sempre per abuso d’ufficio, era finito anche in un’inchiesta sulla costruzione del termovalorizzatore di Salerno e la nomina a project manager del dirigente comunale Alberto Di Lorenzo, subendo una condanna in primo grado e ottenendo poi l’assoluzione in appello.
Infine, sempre De Luca, venne indagato per una variante urbanistica, un procedimento però finito con un’archiviazione. “Che diavolo aspettano a cancellare l’abuso d’ufficio”, ha tuonato ieri, aggiungendo che va a colpire chi fa solo un errore “in procedure maledettamente complicate”. Sulla stessa lunghezza dunque di Salvini, che la settimana scorsa aveva aperto l’ennesimo fronte di guerra con il Movimento5Stelle, in piena campagna elettorale, dichiarando che l’abuso d’ufficio andrebbe abolito, essendo la causa della paralisi dell’Italia. “Bisogna togliere burocrazia, togliere vincoli, fare, liberare – aveva sostenuto il capo della Lega. Se per paura che qualcuno rubi blocchiamo tutto e allora mettiamo il cartello affittasi ai confini dell’Italia e ci offriamo alla prima multinazionale cinese che arrivi”.
Affermazioni che avevano fatto subito infuriare l’altro vicepremier, il pentastellato Luigi Di Maio, che aveva reagito con l’ormai noto “basta stronzate”. Per il leader del Movimento5Stelle, “se un sindaco agisce onestamente non ha nulla da temere”. Abbastanza per far correggere il tiro al Capitano, dopo che sulla vicenda era intervenuta anche il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, specificando che si potrebbe ragionare su una modifica e non sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio. “Bisogna modificare la norma sull’abuso d’ufficio per punire i veri colpevoli ma lasciare lavorare serenamente cittadini, sindaci, imprenditori e funzionari pubblici”, aveva affermato a quel punto Salvini. Conclusa la campagna elettorale e tornato il sereno sull’esecutivo gialloverde, a dare nuovamente fuoco alle polveri ci ha pensato De Luca.