Dopo settimane di confronto serrato all’interno della maggioranza e le roventi polemiche degli ultimi giorni è stato inserito per giovedì all’ordine del giorno della commissione Giustizia al Senato il tanto discusso ddl Zan sul contrasto all’omotransfobia. L’obiettivo è quello di contrastare le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale, identità di genere e disabilità ampliando l’ambito di applicazione dei delitti previsti dal Codice penale (articoli 604 bis e 604 ter), aggiungendo i comportamenti discriminatori contro disabili, omosessuali, transessuali, e qualsiasi altro atto persecutorio motivato dall’orientamento sessuale.
Ma non solo – e questo è il punto più controverso sulla quale sono basate le perplessità della Lega che hanno reso tortuoso l’iter di applicazione guadagnandosi gli strali di volti più o meno noti dello show business nostrano – il testo del deputato del Pd Alessandro Zan (nella foto) punta ad estendere anche alle discriminazioni fondate “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità” le norme attualmente previste dalla legge n. 122/1993, la cosiddetta legge Mancino, che punisce con il carcere l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità.
Intanto ieri altra giornata di botta e risposta fra Pd e Carroccio: il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama e relatore della legge, il leghista Andrea Ostellari, ha annunciato che il suo partito presenterà un testo “Che mira a tutelare tutte le persone più vulnerabili, ampliando la sfera rispetto al testo Zan. Si prevede un’aggravante che aumenta le pene per tutti i reati commessi nei confronti delle persone più deboli – ha spiegato – prendendo in considerazione dalla disabilità fino all’orientamento sessuale”. Il rischio ovviamente è quello di allungare ancora i tempi di approvazione.
“Ci sono già altri quattro testi in discussione insieme al ddl Zan, questo sarà il quinto”, continua il senatore in riferimento al testo della Lega che darebbe “Un contributo tecnico importante nelle parti in cui il ddl Zan viene criticato non solo dalla Lega ma anche da parte della sinistra e delle associazioni femministe”. Gran parte dei gruppi femministi organizzati si sono infatti apertamente schierati contro la parte del testo di Zan che conferisce rilevanza all’identità di genere separandola radicalmente dal sesso biologico – danneggiando in questo modo le donne – e che la definisce come “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.
La richiesta delle femministe è chiara: emendare in Senato il ddl Zan sostituendo l’espressione “identità di genere”, con un più inequivocabile “transessualità”. Ma per il vice presidente dei senatori del Pd, Franco Mirabelli, quello di presentare un altro testo rappresenterebbe da parte della Lega un ulteriore tentativo “Di tenere in ostaggio la commissione Giustizia” e sulla stessa linea la dem Monica Cirinnà afferma: “Quella di Ostellari di presentare una nuova proposta in commissione è una trappola che lui può mettere in campo essendo il relatore, e il relatore è padrone della vita e della morte di un testo”, e dunque “Ostellari utilizza questa trappola per fare un nuovo testo – un testo unificato che prende un pezzo di tutte le proposte – che potrebbe essere il migliore del mondo, però segnerebbe la morte del ddl Zan. Infine – aggiunge la senatrice – l’ultimo colpo, autonominandosi relatore del testo con un atto autoritario”.