Il disegno di legge delega al Governo sulla Concorrenza ottiene il suo primo via libera al Senato dopo un tour de force di sei ore e mezza, giusto il tempo per permettere ai gruppi parlamentari di fare le proprie dichiarazioni e poi votare. Il testo, approvato con 180 favorevoli, 26 contrari e 1 astenuto, è quello uscito dalla Commissione Industria dopo un lungo ed estenuante braccio di ferro fra maggioranza e Governo. Che si era incagliato sui balneari.
Via libera del Senato al ddl Concorrenza. Ora il testo passa alla Camera
“Arrivare ad un accordo è stato un atto di grande responsabilità” ha commentato il viceministro al Mise, Gilberto Pichetto Fratin al termine della votazione rammentando che “il provvedimento ha richiesto un punto di equilibrio tra posizioni anche decisamente contrapposte”. Moltissime le assenze in aula, complici anche le amministrative che coinvolgono molti comuni ma serpeggia il sospetto sul clima di disaffezione per gli equilibri che una maggioranza rissosa e precaria deve stabilire a ogni riforma.
Il ddl sulla concorrenza passerà ora alla Camera. E qui ci sarà da affrontare e superare lo scoglio dell’articolo che preoccupa i taxisti e gli Ncc. A favore dello stralcio di tale articolo o quantomeno della sua modifica ci sono gli stessi partiti che hanno difeso la potente lobby dei balneari. Lega in testa. L’eliminazione in blocco della norma sul “trasposto pubblico non di linea” sarebbe motivata anche dal fatto che già esiste una delega per la riforma del trasporto locale.
Proprio per la vastità dei temi affrontati, la Camera dovrà ora trovare un’intesa di maggioranza su altri 12 articoli dei 36 complessivi della legge Delega. “Sono fiducioso che i deputati come i senatori esamineranno i 12 restanti articoli del provvedimento con la stessa responsabilità”, ha detto Pichetto.
Secondo un piano del ministro Federico D’Incà il lavoro sui 36 articoli del disegno di legge è stato diviso fra le due Camere. Ieri il Senato ha approvato tutto il testo, ma su 12 articoli si dovrà appunto ancora cercare un’intesa di maggioranza alla Camera. I temi in ballo sono oltre al trasporto locale, le telecomunicazioni, la semplificazione amministrativa e le assicurazioni.
Il piano D’Incà punta ad arrivare a un’approvazione alla Camera per i primi di luglio, e a un ok definitivo in Senato per fine luglio. Quindi la palla tornerà al Governo per la messa a punto dei decreti delegati entro fine anno cioè in tempo per rispettare quanto richiesto dal Pnrr. Che è la grande occasione per “ridurre i divari” che attraversano – e rallentano – il Paese, e non centrare tutti gli obiettivi significherebbe “tradire” le aspettative dei cittadini. Parola del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli.
Il piano “è sfidante”, ammette Garofoli sul palco, anche perché si scontra con i ritardi storici del Paese, con l’inadeguatezza della macchina amministrativa e anche con “le difficoltà” che via via emergono, da ultimo l’impatto della guerra in Ucraina. Ma anche con l’attuazione delle riforme, su cui si sono scontrati in questi mesi i partiti di maggioranza.
Ora “sono giorni più sereni” perché si sta chiudendo sugli appalti, la riforma della giustizia sarà portata a termine entro la fine dell’anno come previsto ed è arrivato il primo ok del Senato alla legge sulla concorrenza. E su quest’ultima riforma “supereremo” anche la Camera, è convinto Garofoli, pronosticando un ok rapido “per forza prima della pausa estiva”.