“Il pm Marini, in modo incomprensibile, fa una sostanziale equiparazione tra il rinvenimento di file e la presunta esecuzione di ricerche da parte di Rossi, sul suo pc, con la parola ‘suicidi’. Infatti stamattina ho letto su tutti i giornali che si è accreditata la tesi che avrebbe addirittura fatto 35 ricerche sul suo pc con la parola ‘suicidio’. La circostanza che il ritrovamento di file in un pc con quella parola possa essere identificata per ricerca è falsa e destituita di ogni fondamento”. È quanto afferma all’Adnkronos l’avvocato Carmelo Miceli, legale della moglie di David Rossi, l’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi morto in circostanze ancora poco chiare nel 2013 (qui tutti gli articoli).
Caso David Rossi, il legale della famiglia: “È falso che abbia compiuto quelle ricerche”
A parlare di ricerche su internet, contenenti la parola “suicidio”, era stato ieri, nel corso di un’audizione della commissione parlamentare d’inchiesta istituita per fare luce sul caso di David Rossi, il procuratore di Siena, Nicola Marini, all’epoca della morte dell’ex manager d Mps pm di turno. Parole che la figlia di Rossi, Carolina Orlandi, in un post su Facebook definisce “fake news”.
“Quello che è vero è che furono rinvenuti 35 file – ha aggiunto l’avvocato della famiglia Rossi -, di cui 23 email, nel complesso della vita del pc di Rossi, che facevano riferimento alla parola suicidio, ma in nessuno di questi documenti è mai stato dimostrato che abbia cercato la parola suicidio. Quello che mi colpisce è che Marini riporti o acconsenta a una simile ricostruzione sulla quale, secondo gli atti che Genova rinvia a Siena, avrebbe dovuto fare ulteriori indagini”.
“La stessa polizia postale – ha aggiunto Miceli -, infatti, circostanza incomprensibilmente omessa da Marini, sollecita l’assoluta necessità di compiere ulteriori approfondimenti anche in relazione alle attività effettivamente compiute attraverso quel pc e memorizzate sull’hard disk. E’ incomprensibile che la postale e la procura di Genova abbiano chiesto ulteriori indagini e non solo questi atti non sono mai stati compiuti, ma viene addirittura data una lettura finalizzata a valorizzare ancora di più la tesi del suicidio”.
“Mi è apparsa assurda, incomprensibile, irrituale e non conforme al codice di procedura penale la motivazione che Marini ha offerto alla Commissione di inchiesta sulla mancata iscrizione nel registro degli indagati della persona che entra nel vicolo e guarda verso il corpo di David Rossi” ha detto ancora l’avvocato dei familiari di David Rossi all’Adnkronos.
“A rigor di codice, Marini avrebbe dovuto iscrivere un fascicolo contro ignoti, provare a identificarlo e comprendere le ragioni per cui non è intervenuto. E non supporre – sottolinea l’avvocato Miceli – per non si sa quale ragione, che quel tizio non avrebbe visto il corpo di Rossi né percepito il pericolo di vita”.
Allo stesso modo, secondo l’avvocato, “è assolutamente incomprensibile e irrituale il modo in cui Marini scarica sulla polizia giudiziaria la responsabilità per il mancato compimento di determinati atti di indagini, uno tra tutti, la mancata acquisizione delle celle telefoniche”. “Qualcuno dovrebbe ricordare a Marini che il pm responsabile di guidare le indagini e coordinare le attività della polizia giudiziaria era lui – continua i legale -. E’ gravissimo che ieri si sia tentato di far passare il compimento di quell’atto, ossia l’acquisizione dei tabulati, come comunque inutile”.
Infine il legale chiede: “Perché Marini si limita a riferire che non sarebbero state rinvenute sul pc immagini di festini e omette invece di dire che su quel pc erano state rinvenute immagini pornografiche e/o link di collegamento a siti di incontro che meriterebbero di essere approfonditi?”.
“In qualità di difensore della moglie Antonella Tognazzi e della figlia di lei, Carolina Orlandi – aggiunge Miceli -, non posso non stigmatizzare il modo in cui Marini ieri è apparso palesemente interessato a una difesa del suo operato contro ogni evidenza e totalmente disinteressato verso quegli approfondimenti che altre autorità giudiziarie, come quella di Genova su sollecitazione della polizia postale di Genova, hanno invece sollecitato”.
L’avvocato Miceli ha poi rivelato che c’è una traccia, “tra la finestra del quarto e del terzo piano”, sulla quale non sono stati svolti approfondimenti ma che, se risultasse compatibile con la scarpa di David Rossi, potrebbe mettere in dubbio la tesi del suicidio. Si tratta di un particolare contenuto nella consulenza del Ris nell’ambito della seconda inchiesta sulla morte dell’ex capo della Comunicazione di Mps.
“Perché Marini valorizza la comparazione merceologica che è stata fatta su tutte le tracce rinvenute sotto la finestra del terzo piano – si domanda ancora il legale della famiglia di David Rossi – e invece dimentica di dire che c’è una traccia analoga che è stata rinvenuta sopra la finestra del terzo piano, esattamente tra la finestra del quarto e del terzo piano, e dimentica di dire che su questa traccia non è stata fatta nessuna indagine merceologica comparativa?”.
“Forse perché questa traccia, ove dovesse dare una comparazione positiva, smonterebbe la teoria del suicidio dal terzo piano?”, continua l’avvocato riferendosi a una traccia rilevata “nella consulenza Zavattaro nell’ambito della seconda inchiesta” sulla morte dell’ex manager di Mps.
“E’ incomprensibile – ribadisce il legale – che Marini nulla dica su quella traccia ritrovata tra la finestra del quarto e del terzo piano, la cui natura era all’evidenza simile a quelle mandate in comparazione ma della cui comparazione merceologica non c’è traccia agli atti di indagine”. “La sensazione è che Marini valorizzi tutto ciò che può portare ad accreditare la tesi del suicidio e dimentichi quello che invece tale teoria potrebbe demolirla”, prosegue. “Mi auguro che Marini su questo e sugli altri punti emersi, chiarisca tutte le circostanze nella prossima audizione che è stata convocata dalla Commissione di inchiesta”, conclude l’avvocato.